Quanta Africa c’è nel mal d’Africa?
di Paolo Novaresio
Delirio di onnipotenza? Una versione sentimentale del gusto dell’orrido? Una malattia letteraria dell’animo?
Forse. Il mal d’Africa può essere questo e tante altre cose, coincidenti od opposte: ognuno ne cura una versione strettamente personale. Certo è che la realtà africana non è sequenziale. L’Africa è fuzzy. Se assorbita lentamente la vita africana induce nel viaggiatore una sorta di Stupore, inteso nel senso classico del termine (dal latino stupere=sbalordire, o provare sensazione di grande maraviglia o di sorpresa nel vedere o udire cose strane). L’Africa è surreale, soprattutto nei particolari. I rapporti di spazio e tempo, causa ed effetto tra gli eventi, le azioni e i luoghi, sono alterati. Nella mente del viaggiatore si crea una sorta di endo-ambiente ostile alle leggi fondamentali della logica, che governano la vita quotidiana nel mondo occidentale. Il soggetto affetto da Mal d’Africa è un anti-aristotelico viscerale. Non a caso chi risiede nel continente a lungo si africanizza, diventa fatalista e di solito non è più in grado di adattarsi alla vita in Occidente: in questo caso il processo è irreversibile, la malattia si cronicizza, diventa incurabile. È la scoperta che la vita ci vive, che nulla possiamo contro il fluire inesorabile degli eventi. L’accettazione di un’attesa passiva delle cose (quelle importanti almeno, morte compresa). In fondo è anche la variante minimalista di uno Stato di Grazia, però di natura estremamente terrena, addirittura fisica. Non a caso per l’Asia si parla di misticismo, mai di malattia: l’orientalismo presume un processo di immedesimazione culturale, non si subisce ma si costruisce, anche a tavolino. Il misticismo è esangue, volontario, si prefigge di essere avulso dalla vita quotidiana. Al contrario, chi ha il Mal d’Africa è immerso nel quotidiano fino al collo, impantanato nella vita carognosa e impura. L’incomprensione tra viaggiatori d’Africa e d’Oriente è profonda anche per questo motivo.
L’estasi africana si riduce all’ebbrezza della sopravvivenza
I veri malati di Africa sono ignoranti incalliti, o appunto Stupiti: ovviamente negano di esserlo, si rifiutano di spiegare le proprie azioni, le domande li infastidiscono. Come tutte le patologie mentali il Mal d’Africa è una strada a senso unico ed è totalizzante. Il problema è qualitativo: non si può avere un po’ di morbillo. Si ha il morbillo oppure no. Se in forma più o meno grave, questa è un’altra storia. Ugualmente, per la legge degli opposti, in ogni più blando sintomo del Mal d’Africa c’é tutta l’Africa. Si potrebbero porre altre domande: il Mal d’Africa riguarda solo gli occidentali? Gli Africani hanno (e sanno) di avere il Mal d’Africa? Oppure ne sono portatori sani? A voi la risposta: potrebbe essere l’inizio di un saggio infinito, che si costruisce incessantemente pezzo dopo pezzo, viaggio dopo viaggio.
Paolo Novaresio
Paolo Novaresio da: L’uomo con la valigia