L’amico Roberto Maestri è presidente del Circolo culturale I MARCHESI DEL MONFERRATO. Nella magnifica sede di Palazzo Monferrato ad Alessandria sono elaborate iniziative di valorizzazione del territorio
Arte, storia, cultura, ecologia e ambiente, sono solo alcuni dei fronti su cui opera il Circolo, promuovendo iniziative, curando incontri e convegni di studio sulla storia della regione e sui grandi personaggi che l’hanno resa grande e rispettata nel mondo. Aldo di Ricaldone, apprezzatissimo autore degli ANNALI DEL MONFERRATO e di altre indimenticabili opere avrebbe certamente riconosciuto il valore dell’attività di questa associazione. Auspicava infatti la creazione di un organismo di questo genere. Gli rendiamo omaggio postumo nel solco della più genuina e nobile tradizione di studio.
Il circolo dei MARCHESI DEL MONFERRATO spalanca le sue porte.
Nel suo ambito opera un gruppo di lavoro formato da esperti noti per la loro perizia. A loro disposizione c’è uno dei patrimoni più cospicui della nostra penisola, fatto di documenti, archivi, regesti, opere d’arte, architetture e paesaggi di enorme interesse, non ancora valorizzati. Vediamo di saperne di più.
I MARCHESI DEL MONFERRATO e i suoi studi riguardano un piccolo Stato vissuto per oltre sette secoli fra mille insidie. All’attivo ci sono numerose pubblicazioni e iniziative. Leggiamo cosa dice la prima parte del loro sito:
Il Circolo Culturale “I Marchesi del Monferrato” ha come scopo prioritario quello di favorire i contatti e l’aggregazione di persone interessate alle vicissitudini del Marchesato di Monferrato, una realtà politica fondamentale nello scacchiere non solo europeo, con un ruolo da protagonista nella storia, per oltre sette secoli.
Si propone come punto di raccordo tra Associazioni, Enti o singoli ricercatori, offrendo loro uno spazio in cui mettere a disposizione materiali, ricerche ed approfondimenti, nell’intento di unire le forze per realizzare iniziative divulgative a vasto raggio.I suoi collaboratori rappresentano idealmente la continuità virtuale con i grandi personaggi che hanno animato una terra straordinaria, protagonista in Italia e in campo internazionale di grandi imprese, animata da tenacissima volontà politica di salvaguardare il piccolo e sempre minacciato territorio. Prima la marca, poi il marchesato, infine il ducato. In un incessante girandola di avvenimenti. I MARCHESI DEL MONFERRATO, associazione senza fini di lucro, come precisa la loro presentazione, si è assunta l’onere di portare alla giusta ribalta la terra fra i due fiumi. Che è un unicum. Ne volete qualche esempio? Leggiamo cosa scrive Roberto Maestri nelle prime pagine de:
MONFERRATO UNO STATO EUROPEO
Le origini della famiglia aleramica sono state oggetto di numerosi e autorevoli studi, spesso in contrasto tra loro; in questa sede è sufficiente ricordare come il «fedele conte Aleramo» riceva nella prima metà del secolo X dai re d’Italia Ugo e Lotario un vasto territorio posto tra il Vercellese e l’Acquese. Aleramo sposa Gerberga, figlia del re Berengario II, e ottiene dall’imperatore Ottone I di Sassonia, con un diploma datato 23 marzo 967, la donazione di tutte le corti comprese tra il Tanaro ed il Mar Ligure. Tale territorio corrisponde quasi sicuramente alla circoscrizione chiamata «marca» che vale, per il suo possessore, nei casi più rilevanti, il titolo di marchese: da tale donazione quindi deriva la cosiddetta «marca aleramica». E un poco più avanti leggiamo: Guglielmo V, detto il Vecchio, è a tutti gli effetti colui che consente al marchesato di Monferrato, anche grazie alla sua frenetica attività politica e militare, di assumere la dignità di una regione di rilevante importanza, non solo in ambito italiano. Guglielmo, al servizio dell’imperatore Federico I detto il Barbarossa, si impegna in una estenuante serie di conflitti contro i Comuni situati nell’area piemontese lombarda, primi fra tutti Alessandria ed Asti. Contemporaneamente all’attività in Monferrato, Guglielmo V intraprende iniziative in Oriente, volte a ritagliare per sé e per i propri figli un ruolo da protagonisti sia nelle vicende del regno crociato di Gerusalemme, sia nell’impero Bizantino. Tali aspirazioni raggiungono il loro culmine con i figli: Corrado, che difende Tiro, ultimo baluardo del regno crociato in Terrasanta – dalla minaccia del Saladino e viene eletto al trono di Gerusalemme, e Bonifacio I, comandante della quarta crociata, che diventa re di Tessalonica; non va poi dimenticato il nipote che, con il nome di Baldovino V, regna per un breve periodo su Gerusalemme.
È importante ricordare che durante il governo di Bonifacio I la corte di Monferrato accoglie benevolmente poeti, di origine provenzale, tra cui : Rambaldo di Vaqueiras, Bertran de Born, GaucelmFaidit
Con la sfortunata crociata aleramica dei fratelli Guglielmo VI e Demetrio, nel 1225, si esauriscono le vicende orientali degli Aleramici di Monferrato. E ancora, a pagina 12, a proposito degli ultimi tentativi espansionistici del Monferrato, e dell’entrata in scena a tutto campo degli Sforza e dei Savoia :
I successi militari di Giovanni II sono rinnovati in modo consistente dal terzogenito Teodoro II che, grazie al sostegno del condottiero casalese Facino Cane, allarga i confini del marchesato, permettendo allo stesso di raggiungere la sua massima estensione e sottomettendo anche parte degli antichi possedimenti aleramici nel savonese. Agli inizi del 1400 Teodoro II governa per alcuni anni, oltre al Monferrato, anche Genova, mentre Facino estende il suo potere su Milano, Piacenza, Vigevano, Novara e Varese. Sotto il governo del Paleologo si acuiscono le competizioni con i Savoia, gli Acaia e, particolarmente nell’ultimo periodo del suo governo, con i Visconti. Sotto il governo di Giangiacomo, primogenito di Teodoro II, assistiamo agli ultimi sussulti dell’espansionismo monferrino: a fronte di successi militari conseguiti nella val Bormida e nel savonese, il marchesato è ormai sovrastato dalla crescente potenza delle due dinastie contigue: i Savoia ed i Visconti di Milano, contro cui vanamente Giangiacomo insorge cercando anche l’alleanza di Venezia, che è alla ricerca di una espansione in terraferma a danno dei Visconti di Milano. Francesco Sforza, al servizio di Milano, occupa le terre monferrine comprese tra il Tanaro e il Po. Giangiacomo è costretto a firmare un patto segreto in cui a tutti gli effetti pone il marchesato nelle mani del cognato Amedeo VIII duca di Savoia, dopodiché si rifugia a Venezia sotto la protezione del doge Francesco Foscari. Al rientro in patria però rifiuta di accettare le condizioni sottoscritte provocando la dura reazione sabauda che comporta l’incarcerazione di Giovanni, suo figlio primogenito. Nel 1435 Giangiacomo è costretto a cedere ai Savoia, di cui diventa vassallo, la tradizionale residenza marchionale, Chivasso, e a trasferire la corte marchionale a Casale. Il figlio di Giangiacomo, Giovanni IV, si impegna nella ricostruzione delle fortificazioni del marchesato ed è alleato di Francesco Sforza nella guerra del Finale che vede Milano contrapposta a Genova, ma i buoni rapporti tra il Paleologo ed il nuovo Signore di Milano si guastano a causa del possesso di Alessandria.
Le tensioni con lo Sforza provocano un nuovo avvicinamento del Monferrato a Venezia ma senza particolari frutti, come testimoniato dalle condizioni imposte al Paleologo in occasione della pace di Lodi. Nonostante il matrimonio di Giovanni con Margherita, figlia di Ludovico di Savoia, i rapporti con la dinastia sabauda non migliorano anzi, poco prima della morte, il marchese si impegna ad appoggiare i conti di Valperga ribellatisi al suocero. È importante ricordare come i rapporti tra i Savoia ed i Monferrato siano sempre caratterizzati da eventi spesso contrastanti: conflitti ed unioni matrimoniali, un percorso che caratterizza profondamente la storia del Monferrato specie a partire dal XIV secolo. Guerra, ancora guerra e armistizi precari, infine l’inizio del lento declino: ecco cosa scrive ancora Roberto Maestri nelle pagine finali di MONFERRATO
UNO STATO EUROPEO
La crisi dinastica gonzaghesca è solo una delle tante che si susseguono sul continente in quel periodo: quella boema, com’è noto, ha dato origine alla guerra dei Trent’anni (1618-1648) ed è a questo conflitto che si deve guardare per comprendere il mutamento degli assetti (anche quelli italiani) a partire dagli anni Venti. Se la Spagna, infatti, continua a schierarsi a favore di Mantova e del Monferrato in occasione della guerra sabaudo-genovese combattuta nel 1625 – nuovamente devastante, in termini economico-militari, per le campagne monferrine al confine con la Repubblica, alla morte di Ferdinando (1626) e del suo debole successore Vincenzo II (1626-27) le cose cambiano. Non appena, infatti, si profila l’eventualità che la successione del ducato padano tocchi alla linea francese dei Gonzaga Nevers, discendenti di Anne d’Alençon, Filippo III e il suo ministro Olivares si volgono a considerare le ragioni sabaude sul ducato di Monferrato, complice un cauto riavvicinamento tra le corti di Torino e Madrid e un concomitante raffreddamento dei rapporti di buon vicinato con la Francia. Gli schieramenti durati quasi un secolo, a questo punto,
si rompono e si invertono: la Spagna passa al fianco dei Savoia mentre Richelieu, posta vittoriosamente fine all’assedio della roccaforte ugonotta della Rochelle, indirizza l’esercito di re Luigi verso il Piemonte, a difesa di Casale accerchiata dagli uomini di Gonzalo Férnandez de Cordoba (1627-29). Le fasi salienti della guerra, rese immortali da alcune pagine de I Promessi Sposi, richiederebbero qui una digressione troppo ampia. Basti dire che da allora in poi il Monferrato divenne giocoforza filo-francese, seguendo i destini della potenza alleata nelle vicende di carattere internazionale.
Le pubblicazioni del circolo possono essere acquistate presso I MARCHESI DEL MONFERRATO