Non credo di avere nemmeno una foto, io e lui, insieme. Non era nostra abitudine. Andavamo in giro in lambretta. Aldo ed io, ci bastava l’amore, il cielo e la mia arte. E l’immenso scenario che si apriva ad ogni passo. L’amato Monferrato sorrideva al nostro passaggio. Mi portavo dei fogli da disegno perché non volevo perdere nulla di quelle gite. A volte la lambretta faticava su qualche salita e allora dovevo scendere. Erano risate e baci. L’amore era il nostro terzo compagno e amico, ci teneva così uniti che ogni seppur minima separazione procurava dolore. Amavamo l’amore e l’amore amava noi. Sprovveduti anche a darci il primo bacio, la prima effusione. Con la coda dell’occhio vedevo, non era un mistero, ci guardavano i passanti mentre passavamo rapiti dal sole, dall’aria, dalla semplicità e dalla pura bellezza dei paesaggi. Là una siepe, laggiù un fiore, più in là un salice e oltre
la linea d’ombra la fila dei pioppi in salita. E poi i castelli in miniatura, mai severi, ma ridenti come antiche dimore di un regno incantato. Quante poesie mi recitava Aldo e le tenerezze e le promesse di fedeltà a iosa. Nessuno ci avrebbe mai separato. Era la nostra promessa che avremmo mantenuto sino alla fine. L’amato Monferrato