Mi piace pensarlo, anche perché lo rilevo di continuo. Un riscontro che, se ci pensi bene puoi verificare sempre anche tu. In ogni opera che si rispetti esiste un must, ovvero un’idea, un sentimento, una situazione, un paesaggio o personaggi così significativi da riuscire significativamente e indiscutibilmente migliori di tutti gli altri in altre opere o nell’opera stessa. Per bellezza, profondità, fascino. Dei must che sono insuperabili. Mi scopro ovvio a verificarlo; una cosa molto bella o profonda primeggia su tutte le altre, ogni opera ha delle parti trionfanti, incomparabili, migliori di ogni altra analoga in altre opere. Ti faccio qualche esempio per far chiarezza a te e a me. C’è una scena ne Gli isolani di Hemso di August Strindberg in cui si taglia l’erba di un prato: semplicemente incantevole, il quadro corale dei mietitori, della natura sconvolta dal loro avanzare, superbamente descritta, avverti l’odore dell’erba appena tagliata dalle falci, raccolta da una falange di fanciulle al seguito dei mietitori, munite di rastrelli, il turbinio di insetti che si allontanano, spaventati, ci senti la mano dell’uomo che corregge la natura, senza tuttavia guastarla, la freschezza, il trionfo di un paesaggio vivissimo, ridente e non banale. Sono scene ma possono essere ambienti o caratteri che diventano riferimento, punto massimo di espressione, per espressività e intensità, così da diventare dei must, degli unicum, come nell’ iIllustre casata Ramirez, ad esempio, di José Maria de Eça de Queiroz, definito Proust del Portogallo. Se vuoi sapere dell’anima portoghese, ad esempio, e di com’era il Paese alla fine dell’Ottocento c’è solo quel ritratto magistrale, insuperato. Cosa e come pensano, cosa mangiano, a cosa aspirano i Portoghesi. Pensare ai libri come a contenitori di bellezza, significato, sentimento e unicità per andare a colpo sicuro cercando quel brano che ti aveva così tanto colpito. Ad esempio c’è una scena in Padri e figli di Ivan Sergeevic Turgenev, che, seppur ho dimenticato gran parte del libro, mi riporta ancora a una emozione netta e vibrante, è relativa a due anziani genitori che si inclinano sulla tomba del loro figlio, stroncato da una malattia epidemica letale non curata (consapevolmente trascurata?) Non ho riscontro in altre opere di quanto sia commovente la scena. Una infinità di esempi, ogni opera ha i suoi must. come il ripudio della guerra e della sua insulsaggine, ad esempio, nell’urlo levato da Lev Nikolaevici Tolstoi in SEBASTOPOLI, in cui sentimenti, rancore strazio e pietà per i ragazzi soldati smembrati dai cannoni francesi si alternano dopo che graziosi pennacchi bianchi di fumo fioriscono dalle bocche dei cannoni, a costellare la pianura. E sempre per stare in tema di massacri e affini se vuoi sapere com’e andata a Napoleone in Russia devi, a tappe, si intende, sorbirti le milletrecento pagine di GUERRA E PACE. Ne vale la pena.

La morte che arriva. Pum! O l’orrore che si respira nelle ultime pagine di BENITO CERENO di Herman Melville, quando si scopre il vero motivo dello strano comportamento e dell’angoscia del capitano Benito Cereno, tenuto in ostaggio camuffato da una banda di schiavi ammutinati, dotati di pugnali e machete. Inutile cercare confronti con altre scene analoghe, Melville era maestro in queste genere di cose. Personaggi e scene che ti sono rimaste impresse e che ora primeggiano come la figura del boxer anziano che sogna una sugosa bistecca che la moglie non ha potuto preparargli prima dell’incontro, perché non le fanno piu credito dal macellaio. O come la scena del vecchio pellerossa, vecchio e malato, abbandonato dal figlio capotribù , da solo in mezzo ai lupi, con qualche stecco per il fuoco. Non credo ci sia qualcuno, su questo tema, con questa forza che abbia scritto qualcosa di meglio e di analogo come ha fatto London. Allora mi piace considerare la letteratura del mondo come un gigantesco arazzo, in cui gli autori, da millenni, esprimono il meglio e in questo meglio primeggiano incontrastati, descrivendo qualcosa, qualcuno, dando vita a scene uniche, di spessore e fascino ed espressività incomparabili. Potrei scrivere sino a domattina di questo e quello e quell’altro ancora e te potresti rispondere col meglio che ti ha colpito, Io darei solo un pallido esempio di quanto la letteratura del mondo intero sia importante a rappresentarci, anche a futura memoria, se le condizioni lo richiedessero. E del grande Garcia Marquez e del suo realismo magico e del teatro shakespiriano che rappresenta, sonda, analizza e distrugge il potere, in ogni sua declinazione non ne parliamo? Per non sottacere RE LEAR del grande William, se vuoi sapere del rapporto fra padre e figliolanza, complicato da una eredità mica da ridere. Ma da solo come si fa? non ho cento vite, quelle forse basterebbero a segnalare e raccontare qualcosa di noi. Ho detto: qualcosa…