Pierre Loti e i Brits (prima parte)

Non è per tornare sul tema ritrito dei rottami dell’impero coloniale britannico, ma è difficile scovare nel mondo un luogo in cui i Brits non abbiano lasciato il segno e combinato marachelle. Cattivi ricordi di soprusi e sopraffazioni su popolazioni e siti (in questo caso archeologici.) Pierre Loti (autore poco noto, che meriterebbe invece molta attenzione) indaga, annota e svela, situazioni, fatti e ambienti esperiti in prima persona, e lo fa con una penna di impronta “romantica” spesso pungente e critica, sempre altamente suggestiva. Ecco qualche esempio della sua scrittura, da IL NILO E LA SFINGE:
Pag 58: “La donna ci sembra un poco matura. Deve essere tuttavia ancora appetibile per l’asinaio, che la sorregge a due mani, a posteriori, con una sollecitudine commovente e localizzata. Quante cose buffe e strane hanno visto gli asinelli del Nilo, alla periferia del Cairo, di notte. Questa signora appartiene alla categoria delle ardite esploratrici che malgrado la loro alta respectability at home, non si peritano, quando giungono sulle rive del Nilo, di completare la cura del sole e del vento asciutto con un poco di “beduinoterapia.” 

Pag 87: “vi è sempre per consentire l’approdo ai battelli un enorme pontone nero che deturpa il paesaggio con la sua presenza e con la sua iscrizione reclamistica: Thos Cook & Son (Egipt limited). Inoltre la ferrovia lungo il fiume per trasportare dal Delta fino al Sudan le orde degli invasori europei. 

Pag 88: “A un tratto rumori di macchine, e nell’aria sino ad ora tanto pura, infette spirali nere: sono i moderni battelli a tre piani per turisti, che fanno tanto fracasso quando fendono il fiume, e sono perlopiù sovraccarichi di fannulloni, di snob o di imbecilli. Povero, povero Nilo. Quale decadenza! Dopo venti secoli di sonno sdegnoso, essere oggi costretto a portare a spasso le caserme galleggianti dell’Agenzia Cook, ad alimentare le fabbriche di zucchero, a sfinirsi per nutrire con il proprio limo la materia prima occorrente per le cotonate inglesi!

Pag 102:
“Lungo la riva del Nilo, sorge una prodigiosa foresta di pietra. In epoche di inconcepibile magnificenza, questa fioritura di colonne è sorta alta e serrata per la volontà di Amenofi e del grande Ramsete e viene fatto di pensare alla bellezza che, fino a ieri doveva spirare da questo tempio che dominava con il suo superbo splendore, le solitudini immense di questo paese votato da secoli  all’abbandono e al silenzio. Invece sotto i colonnati profanati, circola una massa confusa di turisti muniti di Baedeker, e per colmo di derisione, anche qui si è inseguiti dal tonfare dei motori, poiché i battelli dell’Agenzia Cook, sono attraccati a pochi passi di distanza.

“Il Nilo e la sfinge”, scritto fra il 1907 e il 1909, è un’appassionata raccolta d’impressioni d’Egitto: l’autore non si limita a descrivere ciò che vede, ma cerca di penetrarne il senso, di afferrare il significato dei monumenti, degli istituti, dei costumi e dei simboli, di comprendere il fine dell’antica arte egizia, espressione grandiosa di un prepotente anelito di fede, di un irresistibile bisogno di eternità. Lo spettacolo dei monumenti contaminati dal dilagare della nuova civiltà meccanica, o addirittura ad essa sacrificati, lo fa soffrire profondamente, suscitandogli espressioni di sdegno e di scherno.” Dalla presentazione su Amazon

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raccolte in un volume:

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