Poesia con la P maiuscola non le poesiole che ti han fatto imparare a forza a scuola, torturandoti memoria e pazienza. P come poesia, come esordisce onniscente, wikipedia: La poesia (dal greco ποίησις, poiesis, con il significato di “creazione”) è una forma d’arte che crea, con la scelta e l’accostamento di parole secondo particolari leggi metriche. Fin qua non ci piove. Oggi non ci sia più. Sparita. Non è più merce attuale né facilmente reperibile, forse perché derrata deperibile, scusate la scipita allusione. Pare che non serva. La poesia. E se ne accenni sei accolto da un mezzo sorriso di compassione. La Poesia? E cos’è, si mangia? Meglio una caramella. Ma riguarda un passato nemmeno tanto remoto la poesia. La poesia non interessa, annoia, è fuori moda e fuori dal tempo, se parli di poesia oggi parli di quella del passato coi suoi poeti laureati e non. Non parliamo di poeti, non facciamo nomi, morti e viventi, potrebbero anche offendersi i pochi rimasti in circolazione, se ne esistono. Come ogni altra arte la Poesia necessita di ispirazione, se non c’è non c’è poesia ma vuoto balbettio o frastuono fastidioso, più gridi e meno fai poesia. Hai capito? La poesia può anche gridare o sussurrare ma deve essere autentica, cioè sentita, e partire dal cuore, ma non basta. Di poesia si muore nel senso che se nasci poeta oggi sei morto in partenza, devi trovarti un’alternativa, un mestiere per vivere. Perché? Perché la poesia pare non serva più, essendo roba vecchia, inservibile. Di poesia si muore, oggi. Nel senso che se nasci poeta la troverai davvero dura. Un tempo no, era diverso. Il poeta, quello autentico, era riverito e desiderato e ospitato nelle corti europee in cui vivevano rispettati e protetti i trovatori e i menestrelli che in musica cantavano storie e la gloria del loro signore e di belle dame. Ispirazione, dicevamo, come nei mestieri: chi nasce falegname difficile che faccia il fabbro o il calzolaio, ispirazione come inclinazione, vocazione, vita. I cimiteri della creazione son pieni di poeti veri o fasulli, morti per davvero…di fame o disperazione. Devi rifarti al passato se vuoi capirci qualcosa, c’era la poesia epica, il più grande dei poeti insegna, versi di gloria, amore e morte a cantare gli sbudellamenti sotto le mura di Troia per colpa della bella Elena, così dice la leggenda, smentita dalla storia, che parla invece di questioni commerciali. Niente di nuovo sotto il sole, eh? Il mito nutre la grande poesia, la bellezza, la forza, lo spirito di avventura, incarnato da Ulisse che di avventura ne sapeva qualcosa. Ma se il mito sparisce che fai? Con la poesia si tramandavano gesta, miti e leggende, che poi sono le nostre radici se ci pensi bene, qualcosa che ti fa diverso da un albero o da un pesce. Quanti i versi di ispirazione sacra?

Una montagna, dieci montagne e vallate, il sacro ispira la poesia (uno dei motivi per cui oggi non ce n’è più in circolazione, a pagarla oro, ovvio, no?) il fraticello di Assisi che svetta come poeta eccelso con il suo Cantico delle Creature, lode a Dio creatore e alle sue creature e la lauda drammatica di Jacopone da Todi che ispira il teatro poesia nel suo Donna de Paradiso. Ti ricordi quando c’era la poesia? Quando scriveva Petrarca della sua bella Laura, e allora è poesia d’amore, del sentimento, per lodare l’amore e cantarlo in ogni sua declinazione, vedi: bisogno di parlare di sentimenti e di occhi lucidi e di occhi che si accendono e di piogge e cascate di fiori sui capelli dorati e di Beatrice che ispira Dante a fare

quel bel viaggetto nell’al di là, ovvero poesia allegorica, e poi versi che narrano di fughe di ninfe amate da fauni e satiri e compagnia bella, per non parlare dell’amor tragico nei versi che tutto il mondo conosce degli amanti disperati Paolo e Francesca. Amore e morte che ispirano il verso. Roba da recuperare in soffitta, dunque. C’era bisogno di fissare sulla carta quell’antico amore. Altri combustibili che nutrono la Poesia ce ne sono, ma di altro genere, i versi del grande Foscolo sono ispirati dal rimpianto della sua bella patria Zante che mai più rivedrà e poi dall’impegno civile quando parla dei Sepolcri, e dalla contemplazione di sé stesso e del paesaggio che allude a un paesaggio dell’animo e della mente. Vagar mi fai sull’orme che vanno al nulla eterno. Robetta? Beh, non proprio. E Dio dove sta? Te lo dico un’altra volta. Per non sottacere i non entusiasmanti versi del Manzoni su Napoleone stecchito: Ei fu siccome immobile
dato il mortal sospiro stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro, eccetera, e quindi passiamo alla politica. E sulla condizione umana e la disperazione della giovinezza che trascorre e l’impotenza del poeta e sul pessimismo annichilente di Leopardi che contempla sé stesso e la natura e allora si rifugia nella poesia come nell’unico mezzo decente per sopravvivere. L’istrionico D’Annunzio ricorre alla poesia e le sue fonti di ispirazione sono molteplici: si parla di morte, di mito, di eroismo, avventura e di bellezza, sempre, parla cioè di sé stesso. Alla radice della Poesia ci stanno le molte, ma non tantissime, ispirazioni aspirazioni dell’uomo, ad ogni secolo (se va bene) la sua poesia. Un due tre quattro, non mi viene in mente un accidente se parlo del nuovo secolo-millenio. Forse che Neil Armstrong parla un nuovo linguaggio poetico quando sbarca sulla luna? E vai sulla luna senza essere ispirato da quello che vedi? Se c’è poesia nello sguardo degli astronauti se la tengono tutta per loro, non la diffondono. Quello che hanno provato oltre al timore di non ritornare e alle difficoltà del viaggio rimane segreto, tabù. Ma non divaghiamo. Oggi di poesia ce ne sarebbe bisogno, uno straziante bisogno, un bisogno enorme, così gigantesco che nessuno se ne rende conto, per questo ti chiedo: Ti ricordi della Poesia? È dentro di te e disperatamente cerca uno sbocco, una fessura, un appiglio per poter emergere, (la dimostrazione al prossimo post.) Sono sicuro di averti incuriosito abbastanza, e siccome un post non può annoiarti ed essere lungo come un’autostrada ti rivedo al prossimo che, indovina un po’, parlerà sempre di poesia, e avrà qualche sorpresa in serbo.