Qualcosa di vero ci sarà in questa storia che mescola leggenda, antichi documenti e fatti accaduti
(…) Quando Aldo veniva era nervoso. La prospettiva di trovare il tesoro lo eccitava, e con lui, noi tutti (…) Ricordo che Aldo aveva trovato qualcosa laggiù (…) Mi sembra che avesse in casa una fiaschetta in pelle per la polvere da sparo e anche qualche pezzo che lui diceva provenire da un fonte battesimale, cose ritrovate da lui stesso nella valle dei Saraceni (…) (…) Aldo raccontò di essere stato testimone di uno strano fenomeno: mentre si trovava da solo nelle grotte dei Saraceni queste si illuminarono a giorno…
(…) Aldo ha sempre sostenuto che dentro le grotte ci fosse un tesoro, il bottino di briganti che avevano saccheggiato i paesi dei dintorni, utilizzando come rifugio le grotte dei Saraceni. Durante i suoi studi aveva trovato degli scritti dell’epoca che raccontavano che le autorità avevano fatto saltare l’ingresso delle grotte e i briganti, con i loro cavalli e il loro tesoro furono sepolti (…) M.G.
Riecco la leggenda sui Saraceni che si fa cronaca dettagliata. Il tesoro torna a far parlare di sé. Forse è rimasto là, a pochi metri da dove si era scavato.
Ancora leggenda? Niente affatto. Laggiù c’è stato qualcuno con pale, picconi e secchi e tanta voglia di svelare i segreti e il mistero che la valle di tufo gelosamente custodisce. Ancora. Il racconto LE GROTTE DEI SARACENI è su Amazon
Precisa un antico testo: “Verso la fine del’ 700 dopo Cristo una banda di feroci Saladini provenienti dalla Francia, dopo lungo peregrinare nel Nord dell’Italia, si stabilirono in una grossa spelonca nella valle del territorio di O. E illi vi rimasero e per molti anni sparsero la loro irreparabile tempesta rubando, uccidendo e facendo ogni sconcio di mali ai paesani.
Ma un inverno molto piovoso in data non precisata, la grotta venne otturata da una enorme frana, seppellendo vivi i briganti saracini che non avendo altre vie d’uscita morirono tutti di fame e di sete”
“Ci risiamo! Ancora con quella storia! Non fai altro che giocare. Ma quando la smetterai?” disse sua madre.
“Sì” disse Enrico
“Sì cosa?”
“È l’ultima, te l’ho detto”
Chiuse la porta della cucina e scartocciò il pacchetto di wafers. Poi premette il tasto Recorder, ma non dovette attendere molto. Era una storia come un’altra, come tante altre, che mescolava Saraceni, caverne e un presunto “tesoro” della valle. Una registrazione un po’ confusa che sembrava promettere qualche emozione e che cominciava dicendo: “Pseudonimi e località della vicenda celano personaggi e luoghi che non è stato possibile riportare ad una più definita luce e questo non perchè siano mancati gli elementi di indagine, tutt’altro. Se ai primi personaggi confortati da una morte secolare e relegati in una storiografia decifrabile, nulla importerebbe di venire riesumati, altri, tuttora in vita, ne riceverebbero danno, che i fatti narrati riguardano il loro recentissimo passato e le credenze della gente del luogo, teatro della vicenda”
Enrico sgranocchiò il primo wafer e le briciole caddero sulla tastiera del vecchio Machintosh….il resto è su: è su Amazon