c’era Lorens?

L’avevo ribattezzato Lorens, e a lui era piaciuto. Ho avuto il privilegio di conoscerlo, e apprezzarlo. Amico, fratello, consigliere, e tante altre cose che più belle non potevano essere. Ma che non ci sono più, perché Lorens è uscito di scena senza clamore, lasciando in molti occhi lucidi e tanto rimpianto. Con lui se n’è andato il giocatore di calcio che aveva ricevuto i complimenti di Omar Sivori per come lo aveva contrastato in campo in una amichevole, e soprattutto l’ultimo cavaliere della carta stampata. Ruolo riconosciuto di cui andava fiero e a ragione. Ho avuto il piacere e l’onore di lavorare per lui e di pubblicare anche un libro I TESORI DELLA VALLE DI TUFO dedicato a Matilde Izzia e a suo marito lo storico Aldo conte di Ricaldone.

Estimatore del suo Monferrato e divulgatore di bellezza. Amava il suo Piemonte con passione e trasporto al punto da dedicargli una vita di lavoro. Le sue opere, alcune monumentali e uniche, rimarranno per sempre nella storia della regione a cominciare dagli annali del Monferrato sino alla sua ultima fatica dedicata alla cattedrale di Asti. Non voglio rievocare Lorens, non gli piacerebbe, e poi mi chiederebbe di aggiungere o togliere qualche virgola al testo. Ma solo abbracciarlo idealmente, una delle ultime volte che ci eravamo visti era stato in mezzo a un campo di stoppie a mangiare panini e a parlare dei nostri progetti.

Lorenzo Fornaca entra ora a pieno titolo fra i grandi protagonisti della sua città, Asti. Onorato, stimato e compianto. Qui è ripreso in due momenti di grande serenità. Durante la presentazione di un suo libro a Milano e davanti al complesso monumentale di Bosco Marengo.

Delle GROTTE DEI SARACENI, nei pressi di MOLETO, in molti parlano, pochi hanno visto, qualcuno davvero sa

Qualcosa di vero ci sarà in questa storia che mescola leggenda, antichi documenti e fatti accaduti 

romito 4(…) Quando Aldo veniva era nervoso. La prospettiva di trovare il tesoro lo eccitava, e con lui, noi tutti (…) Ricordo che Aldo aveva trovato qualcosa laggiù (…) Mi sembra che avesse in casa una fiaschetta in pelle per la polvere da sparo e anche qualche pezzo che lui diceva provenire da un fonte battesimale, cose ritrovate da lui stesso nella valle dei Saraceni (…)  (…) Aldo raccontò di essere stato testimone di uno strano fenomeno: mentre si trovava da solo nelle grotte dei Saraceni queste si illuminarono a giorno… 

(…) Aldo ha sempre sostenuto che dentro le grotte ci fosse un tesoro, il bottino di briganti che avevano saccheggiato i paesi dei dintorni, utilizzando come rifugio le grotte dei Saraceni. Durante i suoi studi aveva trovato degli scritti dell’epoca che raccontavano che le autorità avevano fatto saltare l’ingresso delle grotte e i briganti, con i loro cavalli e il loro tesoro furono sepolti (…)   M.G.
Riecco la leggenda sui Saraceni che si fa cronaca dettagliata. Il tesoro torna a far parlare di sé. Forse è rimasto là, a pochi metri da dove si era scavato.

Ancora leggenda? Niente affatto. Laggiù c’è stato qualcuno con pale, picconi e secchi e tanta voglia di svelare i  segreti e il mistero che la valle di tufo gelosamente custodisce. Ancora. Il racconto LE GROTTE DEI SARACENI è su Amazon

Precisa un antico testo: “Verso la fine del’ 700  dopo Cristo una banda di feroci Saladini provenienti dalla  Francia, dopo lungo peregrinare nel Nord dell’Italia, si stabilirono in una grossa spelonca nella valle del territorio di O. E illi vi rimasero e per molti anni sparsero la loro irreparabile tempesta rubando, uccidendo e facendo ogni sconcio di mali ai paesani.
Ma un inverno molto piovoso  in data non precisata, la grotta venne otturata da una enorme frana, seppellendo vivi i briganti saracini che non avendo altre vie d’uscita morirono tutti di fame e di sete”
“Ci risiamo! Ancora con quella storia! Non fai altro che giocare. Ma quando la smetterai?” disse sua madre.
“Sì” disse Enrico
“Sì cosa?”
“È l’ultima, te l’ho detto”

affrescoe 3Chiuse la porta della cucina e scartocciò il pacchetto di wafers. Poi premette il tasto  Recorder, ma non dovette attendere molto. Era una storia come un’altra, come tante altre, che mescolava Saraceni, caverne e un presunto “tesoro” della valle. Una registrazione un po’ confusa che sembrava promettere qualche emozione e che cominciava dicendo: “Pseudonimi e località della vicenda celano personaggi e luoghi che non è stato possibile riportare ad una più definita luce  e questo non perchè siano mancati gli elementi di indagine, tutt’altro. Se ai primi personaggi confortati da una morte secolare e relegati in una storiografia decifrabile, nulla importerebbe di venire riesumati, altri, tuttora in vita, ne riceverebbero danno, che i fatti narrati riguardano il loro recentissimo passato e le credenze della gente del luogo, teatro della vicenda”

Enrico sgranocchiò il primo wafer e le briciole caddero sulla tastiera del vecchio Machintosh….il resto è su:  è su Amazon