quando in Russia c’erano i demoni?

Sopra Mosca, con mille rimbombi un tuono di ghisa. Alzi la mano chi lo conosce, scommetto che non hai mai sentito parlare di lui. è Aleksej Remizov, scrittore russo dei primi del ‘900. Autore di una sterminata produzione letteraria di grande interesse per la varietà dei temi trattati e l’originalità delle trame. Ma non parleremo di lui. Parleremo degli Indemoniati, e soprattutto del primo lungo racconto.

Gli Indemoniati edito da Voland a cura di Mario Caramitti. Cupo, demoniaco, disperato, ambientato al tempo dei torbidi russi, subito dopo la morte di Ivan il Terribile, durante la guerra con la Polonia. Il protagonista è Savva, trafitto d’amore per la bella Stefanida, giovane moglie dell’amico di suo padre, che l’aveva ospitato a casa sua come un figlio. Stefanida si alzò senza far rumore e andò nella camera di Savva. Ed ora eccola, è lì. Lo bacia, e con quanta avidità, profondamente, con tutta la bocca. Lui si alzò e la seguì.  E più avanti: Lei era tutta dentro di lui. Con le ossa, con la carne e il sangue, e gli stava davanti agli occhi, fatta d’aria, tre volte viva. Finirà con un coltello nel ventre: Lui si irrigidì tutto, ebbe una fitta al cuore e le affondò il coltello nella pancia. A sistemare le cose arriva nientemeno che il figlio del demonio, un certo Viktor, figura stracarica di simbologie, potentissimo, ammaliatore e fascinoso essere ultraterreno che carpirà l’anima del povero Savva con il classico patto siglato col sangue. Basterà una breve descrizione del nuovo amico di Savva per capire chi esso sia veramente: Viktor aveva una coda di considerevoli dimensioni e questa coda di carne se l’avvolgeva attorno come una cintura, con la punta che pendeva in giù, da sopra l’ombelico, dalle spalle alla coda era tutto coperto di mica trasparente e non aveva spina dorsale si vedeva dentro come… Peripezie di ogni genere dei due amici inseparabili. Savva e Viktor sono protagonisti di assedi, combattimenti, fughe e bagordi nella Russia di fine Cinquecento, squassata da rivolte, carneficine e violenze… E intanto i diavoli la fanno da padrone torturando a dovere il povero Savva, che vorrebbe sottrarsi all’ascendente demoniaco di Viktor. Mentre santi straccioni sono i depositari del potere divino. Vinceranno alla fine il canto purificatore di Cherubini e la potenza celeste che cancella la tenebra, E sopra tutte le altre una voce che diceva: Savva! Savva! Alzati

Dal covone squarciato del cielo si sentì esplodere sopra Mosca, con mille rimbombi, un tuono di ghisa. Di questo lungo racconto abbiamo apprezzato soprattutto il ritratto metastorico, gli ardui passaggi e i colpi di teatro in una alternanza antitetica di sacro profano, angeli e santi draghi cornuti e demoni-girini, violenza purificazione, realtà e dimensione onirica. Ingredienti elargiti a profusione secondo una spericolata sequenza di simboli e reminiscenze. C’è come una forza perentoria nella scrittura di Remizov, che ci ricorda altri scrittori, altre trame. Oriente e Occidente, traffici e mercanzie, paesi lontani, città fantastiche abitate da demoni e soprattutto, inequivocabile, intensa, e onnipresente la Grande madre Russia, che aveva affascinato anche il nostro Filippo Tommaso Marinetti, che riguarda proprio la sua permanenza in Russia in qualità di soldato. Il misterioso, profondo animo russo, alla fine è il vero protagonista della vicenda di Savva, la povera vittima indemoniata, che divorava libri di ogni genere. L’inafferrabile animo russo…abbiamo per qualche cosa da spartire con loro? Una canzone popolare russa lo descrive: “triste e disincantato nel profondo, ma allegro e consapevole in superficie”.

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