Ma venga, si accomodi. Anche Aldo lo invitava. Entri! Venga dentro!
Gli dicevamo. Avevamo aperto l’ingresso sul davanti, quello che non viene quasi mai usato, se non per gli ospiti importanti. Lui stava lì sulla porta, quasi timoroso, forse aveva paura di dare incomodo. Chissà! Poi alla fine è entrato. Gin Gin gli ha annusato le scarpe per bene poi se n’è andato a cuccia. Non mi ricordo se ha preso i pattini nel salone, probabilmente li cercava. Ci siamo seduti sul divano rosso e poi siamo scesi nel mio studio. Abbiamo parlato fitto fitto, era curioso, faceva domande sulla mia formazione artistica, ma ce n’è voluto prima che si sbloccasse. Che impressione ho avuto? Una cultura enorme, una conoscenza dell’arte e della storia dell’arte da far spavento, con una competenza che non avevo mai incontrato in nessuno. Non mi ha promesso nulla, non ha detto niente in particolare. Mi è sembrato che la mia pittura gli piacesse. A quei livelli mica si possono sbilanciare. Sì è portato via qualche tela che gli piaceva. La mia idea e quella di Aldo è che Vittorio Sgarbi sia una persona timida e di enorme sensibilità. I suoi “eccessi” pubblici sono solo una maschera. Mi ha anche scritto un biglietto di incoraggiamento che Aldo ha riportato in MONFERRATO TRA PO E TANARO edito da Lorenzo Fornaca.