Un antico documento riporta: …Nella regione di Molleto una particolarità: per longa estensione esistono tuttora scavate nel tufo tortuose e diramate grotte, capaci di ricovero di moltitudine di persone, dai Contadini chiamate le Grotte del Saraceno…
In dette caverne insieme ai resti di briganti “colà murati vivi con uomini e cavalli ancora in qualche numero nascosti…” si nasconderebbe un tesoro.
Ancora ce l’hanno con ‘sto tesoro. Scava e scava, e metti la terra qua e metti la terra nei secchi ma lo vogliono capire che l’ingresso non è lì, non può essere lì, dopo tutti questi secoli! Aldo lo sapeva, era lui che aveva decifrato le epigrafi. Dicono che dal Romito abbiamo portato il tesoro in Svizzera! Certo che ne hanno di fantasia. Una mezza fiaschetta l’abbiamo trovata, quella sì, per la polvere da sparo dei moschetti che usavano i soldati nel Seicento. Ma è un po’ poco. C’è gente comunque che continua a scavare nella valle. Da noi era venuto anche, oltre a ciarlatani e arraffoni un ragazzo serio, un certo Luigi Bavagnoli, che, per passione, faceva lo speleologo e si era innamorato della vicenda del tesoro dei Saraceni. Aldo gli aveva dato delle indicazioni…nulla di più. Lo abbiamo incontrato qualche volta in un bar di Casale perché voleva sapere della vicenda nei dettagli. Aldo gli ha dato credito perché gli ispirava fiducia. Penso che continui ancora a cercare laggiù.