sbuffavi a leggerlo?

Prova a pensarci, anche te ne hai, magari li conservi ancora, polverosi, sbrindellati, ingialliti, in qualche ammuffita valigia, in soffitta o in cantina. Quanto hai penato su quella pagine! Ti ricordi? Ti hanno accompagnato per anni, magari tediandoti a scuola e nei compiti di casa e adesso alcuni te li ricordi ancora. Pochi, davvero pochissimi, quelli che erano speciali, appasionanti, se considerati con gli occhi di oggi e con la vita che hai vissuto. Libri scritti col cuore e con l’intelligenza. Libri che, anche dopo decenni, sanno emanare forza e suggestione perché intendevano farti amare mondi trascorsi, passioni di uomini e il loro mondo scomparso. Libri eroici, dico io, se son riusciti a resistere nella tua memoria e agli insulti del tempo. Ci sará pure un motivo. Qui sto scrivendo di un normalissimo testo da cui abbiamo appreso di mitiche gesta di eroi. Studenti sedicenni eravamo, distratti da cento cose, allora, ma affascinati da quello che migliaia di anni prima stava accadendo alle soglie della storia e della leggenda.

mondo antico

Stanno ancora agitando spada e lancia cercando di darsi la morte.  C’è un’ombra che si allunga e che trapassa i secoli, l’ombra del legno di orniello su cui s’innesta la lancia di ferro, che trafigge il tempo. Ancora si danno battaglia, nutriti di odio assetati di vendetta. Attori di una contesa che sembra non finire mai. Mitici. Quell’ombra lunghissima, che si proietta a terra, giunge sino a noi, dopo millenni. Seguendola a ritroso scopriamo che è l’ombra fatta dal giavellotto di Achille, scagliato inutilmente contro Ettore e raccolto dalla rapida mano di Athena, alleata dell’eroe troiano. Achille e Ettore, titani piegati al volere degli dei.

Il duello

Davanti a quel duello il cuore si stringe, il respiro rallenta. Quante fantasie! Te dirai, eppure i due combattenti sono i simboli di un odio assoluto, di umana richiesta di clemenza, subito respinta da Achille. Ma non ripeto quello che altri hanno già detto assai meglio di me.
Quello che mi preme è parlare del libro, non dei miti che racchiude. Cos’ha di speciale? Tutto. A quarant’anni di distanza ricordo ancora le traduzioni di Giovanni Pascoli, Salvatore Quasimodo, gli appassionanti scritti di Manara Valgimigli e di Fustel De Coulanges, di Jacob Burckardt e di Will Durant. Un libro speciale per gli istituti tecnici di allora. Aveva delle intenzioni quel vecchio testo scolastico: mettercela tutta per farci amare quella metà di mondo sviluppatosi 24 secoli fa fra l’Egeo e il Mediterraneo.
I miti, le gesta, gli eroi sono gli archetipi ancora vivi, seppur sepolti nell’ignavia dei moderni. Gran libro se ancora oggi lo ricordo dopo decenni trascorsi. 

Ulisse e Nausicaa con le ancelle

Chi può dimenticare la scena in cui Ulisse scruta, non visto, gioendo commosso, alla vista delle candide braccia di Nausicaa. E poi in quella in cui lui appare, vergognoso e seminudo alle fanciulle. La figlia di Alcinoo, re dei Feaci che giocava sulla spiaggia, bella fra le belle, più di duemila quattrocento anni fa non ne ha timore…una scena che ti sembra di vedere ancora recitata magistralmente da Barbara Bach e Bekim Fehmiu,…e sembra ieri. L’ho messo sull’ultimo scaffale, il libro, fra i volumi importanti. L’eredità del mondo antico – pubblicato da Zanichelli, Bologna

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