
Ti ricordi quando smettevi di mangiare pur di vederlo? La musichetta era già cominciata ma la minestra poteva anche attendere. Un attimo, mamma! Adesso vengo, c’ è Carosello! E ti ricordi della faccia da americano di Ubaldo Lay, alias tenenete Sheridan, che annunciava le qualità e l’inconfondibile sapore dell’aperitivo BiancoSarti alla fine delle sue indagini? La musichetta che annunciava Carosello era inconfondibile, scandiva gli sketch, un siparietto dopo l’altro. Una sorpresa dopo l’altra che ti ipnotizzavano tanto risultavano originali e pieni di fantasia. Il dentifricio alternato alla carne in scatola, alla polvere per lavare, ai piselli in scatola. A me piaceva quello della carne in scatola in cui c’era Gringo. Era un mito, una mania, un fatto di costume condiviso e spontaneo, l’appuntamento immancabile della serata, rinunciarvi era quasi impossibile, pena l’ostracismo familiare.

Ti ricordi cosa significava?! Ovvero la creatività pubblicitaria per far vendere un dentifricio, una benzina, un amaro, un detersivo, una carne in scatola e un caffè. Il progresso incalzante, figlio e padre del boom economico aveva bisogno di vendere merci e prodotti, per sostenere la crescita economico sociale, ma tu mica pensavi a quella roba, pensavi solo al momento in cui incominciava quella immancabile seppur breve trasmissione. Capace di promuovere la valanga di sensazionali prelibatezze e prodotti insuperabili che si riversavano come una cascata incessante sulla tavola di casa tua, modificando la tua stessa vita. Davanti a quell’aggeggio catodico e surreale, chiamato piccolo schermo, stavi a bocca aperta. Era l’arena della fantasia, l’invenzione in gara allo stato puro che mescolava aperitivi poco alcolici con l’olio che frigge e non unge, la lavatrice che, anche se la prendi a mazzate, funziona, col formaggino cremoso da spalmare e i biscotti. Ipnotizzante. La gara di chi, in pochi minuti, raccontava una storia toccante, avvincente, frizzante o buffa, sempre comunque rispettosa della morale-censura occhiuta di allora, anche perché lo spettacolino era seguito da milioni di fanciulli ai quali non doveva interessare il brandy Vecchia Romagna ma i due mitici Gino Cervi e Fernandel che lo promuovevano, sottratti ai ruoli di Peppone e Don Camillo di Guareschi. Una moda divenuta subito tradizione condivisa, un modo di stare insieme per milioni di persone, perché da nord a sud fino alle isole, sapevi che occhi e bocche e orecchie attendevano lo spettacolo degli spettacoli. Grandi e piccoli scrutavano, sorridevano, esclamavano c’ è Carosello! Ideazione allo stato puro asservita alla necessità della vendita e subito fatto di costume che dettava l’appuntamento irrinunciabile col siparietto. L’estro al servizio di un dentifricio, di calze da donna, di formaggini da spalmare, di brillantina, piselli, saponi e biscotti.
Ubaldo Lay, Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, Ernesto Calindri, Gino Cervi e Fernandel, Lauretta Masiero, Alberto Lionello, e Mina, c’erano anche loro, ammiccanti e sorridenti a far comprare roba. Se i ragazzi dovevano essere puniti non glielo facevi vedere. Ti ricordi? Era una moda divenuta subito tradizione e rito, un altro modo di stare insieme per milioni di persone, lo spettacolo degli spettacoli. Grandi e piccoli scrutavano, sorridevano, esclamavano, era il rito collettivo genuino e condiviso dall’Italia in via di eccezionalmente rapido recupero socio economico. Probabilmente la trasmissione con l’audience più alta mai registrata di tutti i tempi. Il rito collettivo si chiamava Carosello! Panacea contro ogni tristezza.

Leda Balzarotti e Barbara Miccolupi scrivono a proposito di Carosello: Tutto cominciò il 3 febbraio 1957: l’Italia che si lasciava alle spalle la guerra — e assaporava il boom — scopriva la «réclame» sotto forma di spettacolo: fu l’inizio di un consumismo a volte criticato ma modernissimo, che contribuì enormemente allo sviluppo del Paese. E per vent’anni, fino al gennaio 1977, divertì milioni di italiani e lanciò una generazione di registi e attori.
Ti ricordi di Carosello? Ma certo, per me come per te, collocato nell’infanzia, e mi piace ricordarlo come una esplosione di creatività e di invenzione perlopiù di marca italica, un intrattenimento per adulti e per bambini che dovevano fronteggiare i primi sbadigli e che il giorno seguente andavano a comprare il prodoto pubblicizzato sul piccolo schermo. Prima di andare a letto c’era l’appuntamento col mitico indimenticato siparietto. Alla cui realizzazione avevano concorso in veste di registi firme illustri come Luciano Emmer (che ne è considerato l’inventore), Age & Scarpelli, Luigi Magni, Gillo Pontecorvo, Corrado Farina, Ermanno Olmi, Sergio Leone, Ugo Gregoretti, Valerio Zurlini, Pupi Avati, Pier Paolo Pasolini, Federico Fellini e l’americano Richard Lester. Quelli che ci piace ricordare? Fra i molti ecco alcuni classici siparietti E poi c’è chi oggi ancora sparla della «réclame», come si diceva a quel tempo. Ingrato!