c'era la saggezza?

Secondo lo stesso Montaigne, egli fu inviato a balia in un povero villaggio perché si abituasse «al modo di vivere più umile e comune.» Un uomo del Cinquecento, un umanista che dà lezione di vita a noi moderni, e che lezione! Per Montaigne vivere non è solo la fondamentale ma la più illustre delle nostre occupazioni e vivere à propos, il più glorioso capolavoro dell’uomo. Un francese, uno che diffida delle ideologie e delle rivoluzioni, scrittore particolare, filosofo, diplomatico e uomo prestato alla politica, fine psicologo e amante della vita e dell’ozio contemplativo; un uomo di corte ma non cortigiano, che apprezza la vita e ci fornisce nel suo Dizionario della saggezza qualche consiglio sul come non guastarla troppo con le nostre stesse mani. Un uomo del suo tempo che appare in tutta la sua complessità nella bella e densa introduzione di Roberto Bonchio: “La saggezza è il tema centrale della riflessione di Montaigne, il punto di arrivo degli Essais, la conclusione alla quale si collegano, come mille fili, tutte le sue ricerche precedenti. “Il mio mestiere, la mia arte è vivere” …Il suo vero obiettivo è mettere in armonia l’io e il mondo.
Montaigne non sa cosa siano i peli sulla lingua e anche, ma non solo, per questo te ne parlo. Senti un po’ cosa scrive a proposito dell’Amore nel suo dizionario della Saggezza:
Da un lato la natura ci stimola all’amore fisico avendo connesso a questo desiderio la più nobile, utile e piacevole di tutte le sue attività; dall’altro noi facciamo in modo di accusarlo e perseguirlo come atto vergognoso e disonesto, di costringerci ad arrossirne e raccomamdarne l’astinenza. Non siamo noi i veri bruti nel definire brutale l’azione che il desiderio produce?….Alla fine mi vergogno di ritrovarmi in mezzo a quella verde e calda gioventù, il cui membro nell’indomito inguine è più saldo del giovane albero che si erge dritto sulla collina…

E a proposito del coito:
” Che cosa ha fatto di male agli uomini l’atto sessuale così naturale e necessario, così legittimo, per non osarne parlare senza vergogna…Noi pronunciamo senza problemi termini come uccidere, rubare, tradire, e del coito non oseremmo parlare che con un filo di voce. Vuol dire allora che meno ne parliamo più abbiamo diritto di ingigantirlo nel pensiero?

Colonialismo Ci siamo valsi della loro ignoranza e inesperienza (dei popoli sottosviluppati) per portarli con maggiore facilità sulla strada del tradimento, della lussuria, della bramosia e di ogni altra sorta di efferatezza e crudeltà, sul modello dei nostri costumi. Chi ha mai assegnato un simile prezzo all’utilità dei commerci e dei traffici? Tante città rase al suolo, tante popolazioni annientate, milioni di uomini passati per le armi e la più ricca e bella parte del mondo sconvolta per il commercio delle perle e del pepe! Vittorie scellerate!
Figli
La più comune e la più sana partre degli uomini ritiene una grande fortuna l’abbondanza dei figli; io e alcuni altri riteniamo un’uguale fortuna la loro mancanza.
Italiani
Coloro che conoscono l’Italia non troveranno certo strano se, sul tema dell’amore non cerco esempi in altri paesi: infatti questo popolo può dirsi sovrano in materia rispetto al resto del mondo. Gli italiani hanno sicuramente più donne belle e meno donne brutte che da noi in Francia: ma quanto a rare e grandi beltà credo siamo pari. La stessa cosa vale per gli ingegni: di quelli medi gli italiani ne hanno molti di più, e mi sembra del tutto evidente che la bestialità vi è, senza confronto più rara….
Manipolazione delle coscienze
Mi è occorso di osservare cose straordinarie a proposito della stupefacente ed eccessiva facilità dei popoli, ai nostri giorni, a farsi ingannare e a lasciar manipolare la propria fede e le proprie speranze nel senso che piaceva ed era utile ai loro capi, nonostante questi avessero commesso un’incommensurabile quantià di errori.

Piaceri
È irragionevole giustificare la gioventù perché si abbandona ai propri piaceri e vietare alla vecchiaia di ricercarne.

Stupro
Tra le violenze fatte alla coscienza, la peggiore, a mio avviso, è quella che si fa alla castità delle donne, poiché vi è per natura frammischiato un certo piacere del corpo, e, perciò, la repulsa non può essere proprio totale, e sembra che alla violenza subita si mescoli un certo consenso.
Vita
…Bisogna trascorrere questa vita terrena con un po’ di leggerezza e superficialità. Occorre scivolarvi, non calarvisi dentro. Non turbiamo la vita con l’angoscia della morte, e la morte con l’angoscia della vita…Se non abbiamo saputo vivere sarebbe un’ingiustizia insegnarci a morire….Saper godere del proprio essere e raggiungere una perfezione assoluta, quasi divina…A mio avviso, le vite più belle sono quelle che si adeguano al modello comune e umano con intelligenza ma senza voli eccezionali e stravaganze…
Nel primo libro dei suoi Essais Montaigne scrive: …tra le principali preoccupazioni della mia vita vi è quella che la mia morte avvenga bene, tranquillamente e senza troppi strepiti…

Te che dici? Non ti pare che dalle sue riflessioni qualche secolo sia passato invano?

La minaccia incombe?

PSICHE 14Sarebbe arduo infilarlo in tasca come un pocket book, visto che 8oo pagine sono un malloppo simile a un mattone. Dopo essere penetrati nei meandri di questa miniera fatta d’informazioni sotto forma di libro ne siamo usciti più ricchi, ma con qualche dubbio pernicioso

Galimberti percorre qualche millennio della storia del pensiero occidentale. Lo fa in modo conciso, attraverso confronti e analisi, facendo parlare i protagonisti, le tesi, per giungere infine alla situazione attuale, inquinata da una grave minaccia, in un panorama odierno niente affatto consolante, e ne vedremo in seguito i motivi. Ci sono libri labirinto, libri inutili e libri menzogna, libri sfinge e libri come questo che non puoi eludere, che ti costringono a riflettere, che impegnano e inquietano e che vorresti avere letto venti anni prima. Compagni di percorso, strumenti al servizio della conoscenza. In un libro come questo, che tenta e riesce ad abbracciare più di due millenni non c’è angolo di sapere che non sia frugato e sondato e messo in relazione con altri. Raccontata così la filosofia assume le vesti di un’avventura continua, di un rifacimento inesausto di tesi, idee, interpretazioni. Aristotele che dice la sua, Platone anche, gli rispondono a migliaia di anni luce di distanza Kant, Heghel, Nietzsche e Marx.
Il Prometeo incatenato che viene punito sull’orrida rupe per aver regalato agli uomini cieche speranze. C’è ovviamente anche e soprattutto quello.
Le verità ontologica ed escatologica nella loro luce più vera, attraverso i movimenti del pensiero, della storia e delle idee così ben concatenati dai sintetici capitoletti di Umberto Galimberti da sembrare un romanzo in cui, principale ma non unico protagonista è l’uomo, attraverso un continuum  dialettico in cui emerge l’essere alieno e non conforme a natura, costretto a dominare quest’ultima per continuare ad esistere.

A pagina 161 così leggiamo:  …L’uomo è organicamente l’essere manchevole (Herder) ; egli sarebbe inadatto alla vita in ogni ambiente  naturale e così deve crearsi una seconda natura, un mondo di rimpiazzo …che possa cooperare con il suo deficiente equipaggiamento organico….Si può anche dire che è costretto biologicamente al dominio sulla natura  (Gehlen).

Nel libro miniera i capitoli scorrono come sorsi d’acqua fresca. E’ una fitta matassa che si dipana delineando la nostra storia. Scrive Galimberti:   se nel dominio della natura si esprime il dominio della tecnica, allora la tecnica è all’origine della vicenda umana….come condizione imprescindibile ‘

Ci sono frasi che vorrei mandare a memoria.

Sorta di antidoto cui ricorrere per sopravvivere in questa landa ostica e nebulosa che si chiama esistenza odierna. Un esempio a pagina 253 con: …  Il risvolto negativo della tecnica, la sua capacità di incatenare….l’uomo  nell’illusione di liberarlo, risiede nella sua autonomia, nel suo operare indipendentemente  dal retto consiglio e dal buon uso della saggezza…Ciò non significa che la tecnica sia priva di ragione, ma semplicemente che la tecnica dispone solo di una ragione strumentale che controlla l’idoneità di un mezzo a un fine, senza pronunciarsi sulla scelta dei fini…..

Così entriamo nel vivo del libro, nell’argomento eccellente che inquieta, ovvero, nel cuore del problema da cui scaturiscono verità sulla saggezza, sulla storia, sulla politica e sul contrasto insanabile fra mito e religione e ancora sulla tecnica che è ragione calcolante e che segna la differenza fra l’animale e l’uomo. Ottocento pagine per parlare di tecnica? A nostro avviso potevano essere molte di più e tutte interessanti e tese a indagare quello che è successo in oltre duemila anni di storia.
Perché si parla di tecnica? Semplice. In quella parola apparentemente innocua si celano potenzialità di sviluppi angosciosi.
Chi pensa di governare e di guidare la tecnica è illuso o sprovveduto, dice il libro, illustrando l’immenso potere sull’uomo, ormai succube del suo mezzo (fine?)
L’opera di Galimberti (che ho fatto leggere a mio figlio in partenza per l’università inglese – specializzazione in nanotecnologie) costruisce così un unicum a cui concorrono più voci, talvolta antitetiche, tutte importanti e vere. Il libro ha una capacità chiarificatrice sorprendente; un tomo da consultare spesso e da tenere sottomano. Dal mito, alla religione al disagio esistenziale, sino all’uomo che pensa di poter fare a meno del divino. Dal feticismo della merce al sentimento oceanico, dall’esistenza in autentica, alla macchina in cui vive uno spirito immortale, dal modo di essere nel mondo allo sviluppo afinalistico, al disagio della civiltà.

A pagina 715 così conclude Galimberti: …Il fatto che la tecnica non sia ancora totalitaria, il fatto che quattro quinti dell’umanità viva di prodotti tecnici, ma non ancora di mentalità tecnica non deve confortarci perché il passo decisivo  verso l’assoluto tecnico, verso la macchina mondiale l’abbiamo già fatto….occorre evitare segni quel punto assolutamente nuovo nella storia, e forse irreversibile, dove la domanda non è più: Che cosa possiamo fare noi con la tecnica? Ma: Che cosa la tecnica può fare di noi? Angoscioso, non vi pare?

Galimberti è riuscito a organizzare un dibattito a più voci, sorte di conferenza distribuita nel tempo e nello spazio di incredibile vivacità e interesse.  I maestri del pensiero occidentale si sono dati convegno nel suo saggio. Provate a darci un’occhiata. Ci sono davvero tutti, o quasi. O mancano, forse, alcuni recenti studiosi reputati scomodi e non meritevoli di attenzione? Quelli che sono stati posti all’indice dal corso degli eventi, sconfitti dall’avvento delle ideologie moderne. Può darsi che questi autori non abbiano scritto nulla che riguardasse la tecnica. Può darsi. Ma non possiamo certo ignorare Jiulius Evola e il suo drammaticamente attuale RIVOLTA CONTRO IL MONDO MODERNO.

Giorgina Armeni gioarme@tin.it (11-12-2000) commenta:

Lettura impegnativa, ma utile per chi vuole comprendere le trasformazioni a cui è sottoposto l’uomo di oggi, per essere adeguati al nostro tempo senza perdere, però, gli antichi valori che la tecnica sta trasformando in maniera vertiginosa. Secondo i nuovi valori, la vita avrà senso soltanto in funzione di ciò che sappiamo fare e non più in funzione di ciò che siamo.

Voto: 5 / 5