Appare improvvisamente, per incanto, fra le case. Visione sotto forma di castello. Una famiglia di golden retriever accucciati nel fossato ci accoglie abbaiando senza convinzione. Le presentazioni di Lorenzo Fornaca ci aprono le porte del maniero
Una foto del vostro castello è stata pubblicata sul mio ultimo libro, MONFERRATO SPLENDIDO PATRIMONIO, è una visione aerea, ci sarebbe piaciuto avere altre foto dice Fornaca
La proprietaria smette di potare la rosa rampicante appoggiata al muro; ci fa accomodare, e la visita al castello va oltre i consueti convenevoli. Diventa conversazione, scambio di idee e di reciproco rammarico. Stiamo visitando una meraviglia del Monferrato, il castello di Giarole dei conti Sannazzaro. Il castello, stanza dopo stanza, ci introduce, accompagnati dalla guida partecipe della sua proprietaria, in un corollario di suggestive visioni. Soffitti deliziosamente affrescati, con putti e ogni sorta di decorazioni, armi e armature. Fatti storici che datano XII secolo, l’effige del Barbarossa in relazione con gli avi, i nobili Sannazzaro, che proprio dall’imperatore ebbero il permesso di erigere il castello. E subito la cronaca diventa storia, narrazione, documento, radicato nelle pietre, nelle vicende di una importante famiglia monferrina. Parlavamo di rammarico, ma a che proposito? Ce lo illustra meglio la proprietaria del castello, contessa di Sannazzaro: Non basta ospitare gli ormai radi matrimoni, alcuni tentativi di bed & breakfast, o i concerti. Per mantenere in vita queste strutture occorrono fondi, attenzioni, cure assidue. Sono creature fragili le dimore come questa che a centinaia sono sparse per l’Italia. Concentrazione impensabile in qualsiasi altro Paese. Ma non ci sono fondi e dobbiamo arrangiarci. In tempi come questi, poi…
Chiedo se le appariscenti fessure che vediamo sulle pareti e sul pavimento siano motivo di seria preoccupazione. Vanno monitorate constantemente, certo che non ci lasciano tranquilli. Dice.
La precarietà di questi magnifici edifici che sono parte del patrimonio di ogni italiano nasce prima di tutto dal disinteresse della comunità, della cultura, da mancanza di attenzione per beni che dovrebbero essere condivisi e amati. È questo che ferisce, in aggiunta alla mancanza di fondi per la loro manutenzione e il restauro. Se penso che è anche roba nostra (idealmente) mi vengono i fumi. Ma è come abbaiare alla luna. Nessuno ti ascolta.
Il castello di Giarole, aggiungiamo noi, con i suoi gemelli sparsi in tutta Italia è vittima dell’incuria, del disinteresse delle istituzioni che si trincerano dietro la frase: non ci sono fondi. La loro tutela non è affatto considerata prioritaria. Anzi. Ma sono beni che altri Paesi ci invidiano. Sono la testimonianza del black out culturale permanente e senza precedenti, che solo il nostro Paese esibisce, senza remore. Un fenomeno tipicamente italiano. In Inghilterra, Francia, Olanda, persino a Cuba, anche le pietre vengono accudite e rispettate. Laddove pare ci sia un riscontro storico o anche solo di leggenda. Perché europei e non fanno a gara per salvare anche i loro ruderi? Non è il passato che inutilmente torna alla ribalta ma il presente e il futuro che si rispecchiano in queste antiche vestigia. Non sono le quattro pietre in croce che non meritano riguardo, ma pezzi di noi, della nostra identità e della nostra società. Significa riguardo per luoghi, siti, ruderi…anche, rispetto per personaggi ed eventi che ci hanno preceduto e che noi sciupiamo, distruggendo così la nostra identità culturale, se ne esiste ancora una.
Ovunque nel mondo, dai Paesi islamici a Cuba, all’Europa, si fa a gara per tutelare anche le pietre, le antiche vestigia di trascorsi più o meno importanti, – Come succede in Cornovaglia per le presunte fondamenta del castello di re Artù (non più di qualche pietra squadrata e allineata – dice la contessa Sannazzaro.
In Italia non succede. Perché? Il castello di Giarole, come centinaia di altre meravigliose dimore in Italia attendono risposte. Urgenti.