RISPOSTA AL SINDACO DI REGGIO CALABRIA, prof Giuseppe Tiberio Falcomatà, in merito alle sue osservazioni sulla riapertura del “caso” del ritrovamento dei 3 (forse) bronzi di Riace.

Bronzo di Riace uno, Bronzo di Riace due e forse tre o magari quattro e cinque, un gruppo di bronzi di Riace, pronti a emergere dalle nebbiose acque del litorale calabro, ma non corriamo con la fantasia e atteniamoci alla cronaca di questi giorni. Una sceneggiata talvolta drammatica, avvincente, e spesso penosa, portata alla ribalta da un reporter mastino nelle sue indagini approfondite, appassionanti sulle vicende, purtroppo, “scandalosamente” all’italiana delle Iene. Ma gliel’avete data la scorta a Antonino Monteleone? Non si sa mai. Cose da non credere, che a me fa bollire di rabbia e adesso provo a spiegarne il motivo. Ma prima del commento introduco l’argomento, perché queste righe sono dirette ai miei followers, al sindaco di Reggio Calabria e al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.

Io li ho visti i Bronzi di Riace, a Firenze dopo il restauro durato piú di un anno. Il mondo intero gridó al miracolo per l’eccezionalitá del ritrovamento. Io facevo parte di quei fortunati quattrocentomila visitatori che hanno fatto code chilometriche pur di ammirare quei portentosi guerrieri del 460 A.C. emersi dal mare di Riace e provvisoriamente esposti al museo archeologico nazionale di Firenze, dopo il secondo restauro. Indicibili, incredibili, indescrivibili, fenomeni mediatici ancor prima che reperti fenomenali per stato di conservazione e bellezza. I guerrieri di bronzo era come se fossero arrivati dalla luna, e non dalle acque calabre; il mondo intero ne ha parlato e continua a parlarne. E allora cosa c’è che non va? Sono ancora al museo di Reggio Calabria, amati e protetti e visitati, la cittá di Reggio ne ha fatto giustamente e orgogliosamente il suo simbolo. Sembra peró che i guerrieri non fossero solo due, c’è chi dice di aver visto uno scudo, un elmo, una lancia spezzata portati a riva e poi spariti, insieme a un altro bronzo. E dove sta la roba che si presume trafugata? perché i documenti parlano di un guerriero con le braccia aperte, supino, e di un elmo e dove sta adesso questa roba? C’è chi sa, chi traccheggia, chi ha da anni intascato una discreta somma per la denuncia e il recupero dei reperti, c’è chi esita, si confonde e si tradisce, disconosce e anche chi minaccia. Provate a vedere i video, un giallo sul trafugamento che ha testimoni alcuni defunti e, i piú, ancora vivi.
“Il terzo bronzo di Riace fu venduto a un museo Usa” Vero? Falso? Come l’altra frase che dice: Alcuni uomini portarono a Roma la terza statua, che era stata trafugata da Riace, e la vendettero negli Usa”. Come si fa a confermare? come si fa a smentire? Le Iene, l’aggressione a Monteleone e troupe: Vi ammazzo tutti (Di giovedì 3 ottobre 2019) La “iena” Antonino Monteleone aggredito durante il servizio d’inchiesta sui famosi Bronzi . “Vi ammazzo tutti quanti”. Parole dette da calabrese a calabrese. Minacce, bestemmie e dunque l’aggressione fisica. Se l’è vista brutta la “iena” Antonino Monteleone e con lui la troupe de Le Iene. L’inviato stava infatti indagando sul ritrovamento (datato agosto 1972) dei Bronzi di Riace e della possibile sparizione di alcuni preziosissimi reperti. All’appello, infatti, mancherebbero un elmo, uno scudo, una lancia e – clamorosamente – anche una terza statua in bronzo. Cosí descrive l’introduzione a una serie di video clamorosi, firmati da LE IENE.

Ho visto e rivisto tutti i video di questa vicenda, ancora al suo esordio e assai lontana dal suo epilogo. Gente che non ricorda, che minaccia, che invita e “consiglia” di sloggiare, o che si contraddice trincerandosi dietro omertá e arroganza. Tombaroli, testimoni in incognito, carabinieri e il subacqueo che fu l’artefice del ritrovamento, e anche testimoni che non temono di svelarsi e il sindaco di Reggio Calabria che dice: “L’inchiesta realizzata dalle Iene su Italia 1, riguardante la pletora di dubbi sul rinvenimento stesso e sulla successiva gestione del recupero dei Bronzi di Riace, merita una ponderata riflessione da parte della Città Metropolitana di Reggio di Calabria”. Lo afferma, in una nota, il sindaco Giuseppe Falcomatà aggiungendo: “Lasciando da parte tutte le ipotesi delittuose che sono state fatte intravedere dal servizio andato in onda, che competono alla Magistratura inquirente, nella mia qualità di Sindaco non posso non auspicare che venga fatta piena luce sulla vicenda in oggetto, ben consapevole che i Bronzi di Riace sono l’attrattiva turistica e culturale principale dell’intera area metropolitana”. “In questo senso – spiega Falcomatà – dopo aver stigmatizzato comportamenti violenti e minacciosi, che rispondono a uno stereotipo del Calabrese che deve essere completamente superato, ci sentiamo di incoraggiare qualunque iniziativa dello Stato, affinché venga assicurato al Museo di Reggio ogni reperto pertinente al ritrovamento, perché sarebbe impensabile che la Storia ci giudicasse incapaci di tutelare i massimi capolavori dell’arte greca, ritrovati nelle nostre acque.”
Caro signor Sindaco mi permetta qualche riflessione su questa, me lo lasci dire, avvilente vicenda, puó succedere in ogni parte del mondo, puo succedere nelle acque del Tigullio o che in nuova Zelanda trafughino ossa di Triceratopo e Tirannosauro, sotto cineprese e telecamere o a Malindi o a Dover, invece è successo a casa nostra, in Italia, e potrebbe accadere anche oggi o domani o nell’immediato futuro. Se lei ha guardato i video de LE IENE con attenzione penso che abbia rilevato quello che ho rilevato io. Lo squallore, la reticenza, l’arroganza, e il desiderio di protagonismo di alcuni personaggi emergono. Ben vengano LE IENE, ma che pena! Affidare a giornalisti mordaci e tenaci e…che fan comunque spettacolo, un caso come quello dei Bronzi. Occorrono LE IENE per denunciare la reticenza, i guasti, la balordaggine furbesca e il malaffare di marca italiana, sempre se qui c’è malaffare. Sono d’accordo con lei quando dice: abbiamo capito, infatti, che oltre la necessaria protezione e l’esposizione dignitosa dei reperti di pregio, è importantissimo che la loro conoscenza venga disseminata in un ambito non solo nazionale, ma anche internazionale, nella convinzione che solo i Bronzi di Riace possano “convincere” un turista americano, sudafricano o australiano a intraprendere un viaggio che lo porti in Calabria. Investire sul nostro patrimonio culturale, incentivare la produzione di prodotti culturali, è una delle vie che portano al superamento dello svantaggio che il Sud paga ancora in termini di risorse e di benessere”. Belle parole, signor Sindaco. L’amministrazione di Reggio Calabria sta facendo qualcosa di importante in tal senso? Se sí ne sarei fiero, anche se calabrese non sono. Lei sta facendo qualcosa per i Bronzi di Riace dopo la ponderata riflessione da parte della Città Metropolitana di Reggio di Calabria”?

Ma quello che mi avvilisce è che il nostro amato Paese, immagino che anche lei come me, lo ami tutto, dico, da Trieste alla sicula Pachino, è stato matrice e fonte generatrice della civiltá europea tutta, che se qualcuno vuole vedere la vera Storia deve recarsi a Reggio Calabria, a Torino, a Todi come ad Ancona o ad Alessandria. Ció che risulta intollerabile, almeno per me, è che un tempo producevamo quelle grandiose opere di scultura, e templi e cittá, erano loro i nostri antenati, i nostri eroi, i nostri padri, noi stessi, lei ed io, calabresi e piemontesi eravamo i bronzi di Riace, il nostro mito condiviso, ovvero la quotidianitá di una civiltá maestra, e invece oggi siamo a difendere (nemmeno poi tanto, vista la tradizione centenaria dei tombaroli) ció che resta di quel periodo aureo e insuperato, generatore di storia e di bellezze stupefacenti. Me lo lasci dire, signor Sindaco, perché vedo tutto questo con gli occhi diversi di un “esule”. Nel Paese in cui ora vivo se trovano un mattone, una spilla o una moneta romana ci costruiscono attorno un museo e tutti i media divulgano al mondo la notizia.

Ben vengano i servizi spettacolari de LE IENE a indagare, a denunciare. Ma io mi sento tradito per il poco che fanno le nostre istituzioni in termini di tutela, prevenzione e di promozione (lieto di essere smentito da lei) , per il corpo ferito e offeso della nostra penisola, derubata (e irrisa) da altri paesi, terra di conquista un tempo, nemmeno piú ora, terra di svendita semmai, dove il conflitto di competenze blocca e ammalora tutto, anche le buone intenzioni che abbiamo, e tutto si conduce e si sviluppa all’italiana, all’insegna del pressapochismo, del dilettantismo, del mordi e fuggi e dei proclami pieni di belle parole. Che pena, signor sindaco di Reggio Calabria, e signor ministro dei Bemi culturali e ambientali, essere italiano, fiero comunque di esserlo e tuttavia, ma timoroso di essere irriso perché certe cose, queste cose, e il modo in cui succedono, accadono solo da noi, complice il danaro e le furberie straniere che farebbero e hanno sempre fatto, carte false per comprarsi e arraffare tutto il bello della nostra penisola. Loro hanno capito cosa abbiamo in casa, noi no. Loro hanno capito chi siamo stati, noi no.