Ti ricordi di Peaky? -prima parte-

In un vecchio articolo di Lorenzo Ferrara pubblicato su Barbadillo, vecchio si fa per dire, perche’ data novembre 2022, ci trovi: I giovani gangsters protagonisti dell’omonima serie tv della BBC iniziata nel 2013 e distribuita da Netflix.
Come prefazione alle vicende dei gangsters l’indigesto polpettone anglo italiano de I Medici targato Netflix che non rende onore alla nostra autentica storia patria, a parte le inquadrature urbane e gli splendidi abiti. Ci sarebbero voluti registi meno abborracciati. Gli attori de I Medici non sapevano cosa e chi stavano interpretando, salvo un Dustin Hoffman, che quello va sempre bene.   
Ricordo la vera commozione di Philippe Leroy per essere riuscito a interpretare Leonardo Da Vinci in uno sceneggiato Rai tv (‘71) di Renato Castellani, diventato poi una pietra miliare. Salvatore Nocita e i suoi Promessi Sposi ti dicono qualcosa? Nella sua prima messa in onda (‘89) tocca i 14 milioni di spettatori. Per non parlare dello sceneggiato tv Ulisse di

Franco Rossi, con Irene Papas e Bekim Fehmiu. “Several critics consider the series to be a masterful representation of the ancient world.” Ma davvero? Ci sarebbero anche le serie di Maigret con Gino Cervi e Nero Wolfe con Tino Buazzelli, ma bando alla nostalgia, questo era solo per farti notare che i trionfi non sono appannaggio esclusivo delle produzioni straniere. BBC ha riscattato la penosa serie de I Medici di Netflix, punto a capo. Lo ha fatto con Peaky Blinders, ora successo planetario. Per la cronaca reale: Dicesi Peaky Blinders la banda di delinquenti di Birmingham di fine ’800 e primo ‘900, giovani di estrazione medio-bassa dediti a rapine, racket, scommesse illegale e controllo del gioco d’azzardo. Eliminarono i rivali Cheapside Sloggers, per controllare Birmingham e dintorni. Nel 1910, i Birmingham Boys capeggiati da Billy Kimber, iniziarono la conquista della città, surclassando i Blinders e dopo dieci anni li sloggiarono; il termine Peaky Blinders divenne sinonimo di generica banda di strada a Birmingham.

I giovani gangsters sono i protagonisti dell’omonima serie tv della BBC iniziata nel 2013 e distribuita da Netflix. 

La vicenda è ambientata nel quartiere di Small Heath e ruota attorno alla famiglia Shelby, il cui secondogenito Thomas, reduce decorato della prima guerra mondiale, è anche il boss della gang detta Peaky Blinders, dall’usanza di nascondere lamette nel risvolto dei cappelli, in modo da usarli anche come arma. In senso stretto il termine riguarda la forma affusolata e a punta della visiera. BBC definisce la storia come “An epic gangster drama set in the lawless streets of 1920’s Birmingham.” 
Scrive SerialFreaks.it: “…Se i cattivi vi affascinano più dei buoni, se per voi il rispetto vale più di tutto, e la vendetta è un piatto da servire caldo, non potete perdere Peaky Blinders…”
Margherita Fratantonio su Taxidrivers.it: “…Amori devoti e infedeli, sanguinosi regolamenti di conti, antagonismi feroci, a volte sospesi se prima si devono concludere affari convenienti. Non certo quello con gli italiani, capeggiati dallo spietato Luca Changretta (Adrien Brody), deciso a sterminare tutti gli Shelby…Una fotografia per lo più cupa sottolinea l’ambientazione: l’interno del pub che è il loro quartier generale, il porto dei traffici illeciti, le fonderie Small Heath di loro proprietà, utili a far scomparire i cadaveri. Lì The fuckin’ Shelby si muovono sicuri, insieme…una squadra temuta, con i loro berretti e i costosi cappotti aperti a rendere le andature più spavalde…-prima parte-.

memorie-polemica-indagine
raccolte in un volume:

sbuffavi a leggerlo?

Prova a pensarci, anche te ne hai, magari li conservi ancora, polverosi, sbrindellati, ingialliti, in qualche ammuffita valigia, in soffitta o in cantina. Quanto hai penato su quella pagine! Ti ricordi? Ti hanno accompagnato per anni, magari tediandoti a scuola e nei compiti di casa e adesso alcuni te li ricordi ancora. Pochi, davvero pochissimi, quelli che erano speciali, appasionanti, se considerati con gli occhi di oggi e con la vita che hai vissuto. Libri scritti col cuore e con l’intelligenza. Libri che, anche dopo decenni, sanno emanare forza e suggestione perché intendevano farti amare mondi trascorsi, passioni di uomini e il loro mondo scomparso. Libri eroici, dico io, se son riusciti a resistere nella tua memoria e agli insulti del tempo. Ci sará pure un motivo. Qui sto scrivendo di un normalissimo testo da cui abbiamo appreso di mitiche gesta di eroi. Studenti sedicenni eravamo, distratti da cento cose, allora, ma affascinati da quello che migliaia di anni prima stava accadendo alle soglie della storia e della leggenda.

mondo antico

Stanno ancora agitando spada e lancia cercando di darsi la morte.  C’è un’ombra che si allunga e che trapassa i secoli, l’ombra del legno di orniello su cui s’innesta la lancia di ferro, che trafigge il tempo. Ancora si danno battaglia, nutriti di odio assetati di vendetta. Attori di una contesa che sembra non finire mai. Mitici. Quell’ombra lunghissima, che si proietta a terra, giunge sino a noi, dopo millenni. Seguendola a ritroso scopriamo che è l’ombra fatta dal giavellotto di Achille, scagliato inutilmente contro Ettore e raccolto dalla rapida mano di Athena, alleata dell’eroe troiano. Achille e Ettore, titani piegati al volere degli dei.

Il duello

Davanti a quel duello il cuore si stringe, il respiro rallenta. Quante fantasie! Te dirai, eppure i due combattenti sono i simboli di un odio assoluto, di umana richiesta di clemenza, subito respinta da Achille. Ma non ripeto quello che altri hanno già detto assai meglio di me.
Quello che mi preme è parlare del libro, non dei miti che racchiude. Cos’ha di speciale? Tutto. A quarant’anni di distanza ricordo ancora le traduzioni di Giovanni Pascoli, Salvatore Quasimodo, gli appassionanti scritti di Manara Valgimigli e di Fustel De Coulanges, di Jacob Burckardt e di Will Durant. Un libro speciale per gli istituti tecnici di allora. Aveva delle intenzioni quel vecchio testo scolastico: mettercela tutta per farci amare quella metà di mondo sviluppatosi 24 secoli fa fra l’Egeo e il Mediterraneo.
I miti, le gesta, gli eroi sono gli archetipi ancora vivi, seppur sepolti nell’ignavia dei moderni. Gran libro se ancora oggi lo ricordo dopo decenni trascorsi. 

Ulisse e Nausicaa con le ancelle

Chi può dimenticare la scena in cui Ulisse scruta, non visto, gioendo commosso, alla vista delle candide braccia di Nausicaa. E poi in quella in cui lui appare, vergognoso e seminudo alle fanciulle. La figlia di Alcinoo, re dei Feaci che giocava sulla spiaggia, bella fra le belle, più di duemila quattrocento anni fa non ne ha timore…una scena che ti sembra di vedere ancora recitata magistralmente da Barbara Bach e Bekim Fehmiu,…e sembra ieri. L’ho messo sull’ultimo scaffale, il libro, fra i volumi importanti. L’eredità del mondo antico – pubblicato da Zanichelli, Bologna