Maria Luisa Valeri il 13/02/2012 19:19:59 scrive:
Il delicato e difficile passaggio dall’adolescenza all’età adulta è il leitmotiv di quest’affascinante opera di Musil, che però sa magistralmente tratteggiare anche anche il quadro di un’epoca, che sfocerà nella tragedia nazista. IMPERDIBILE CAPOLAVORO
Paolo 02/02/2010 10:17:29 scrive:
In anni di freudismo imperante, l’analisi esasperata della psicologia quasi “necessariamente” malata dei giovani allievi di un collegio militare austriaco. Uno dei punti di forza dell’opera è sempre stata considerata la profezia nazista che si prefigura nel tranquillo sadico fanatismo dei raggelanti Reiting e Beinberg di cui Törless subisce il fascino nonostante ne veda la malvagità quando tormentano, quasi fosse un insetto indifeso intrappolato sotto un bicchiere, il fragile e femmineo Basini. In realtà l’ambiente del collegio rimane sullo sfondo e non se ne vede (forse si intuisce, ma con il senno di poi) la tensione a formare insensibili replicanti da utilizzare come macchine da guerra, è piuttosto la concezione darwinistica dell’esistenza (forse che ora non è così?) ad imporre una spietata e cinica legge del più forte. L’ossessione per lo scavo psicologico rende la lettura francamente faticosa e non può sfuggire il campiacimento intelletualistico di un autore ventiseienne.

Le recensioni di Maria Luisa e di Paolo si riferiscono all’opera Il giovane Törless di Robert Musil, un classico del primo Novecento. Luogo: collegio militare austriaco durante l’epoca di Francesco Giuseppe. Problematica: messa un discussione di tutti i valori, nessuno escluso. Protagonisti: due bulli sadici e delinquenziali, che non si sa cosa potranno fare da grandi. Una vittima alquanto femminea e un mezzo bullo di buona famiglia (Törless) che, prima si invischia, e poi si sottrae faticosamente alla tresca lasciando alle sue spalle l’adolescenza, ma senza troppii rimorsi per l’accaduto. La vicenda: la vittima, accusata di furto non viene denunciata dai compagni, i quali lo terranno in pugno degradandolo fisicamente e moralmente. Pederastia, omosessualità esplicita, per necessità, visto che nel collegio c’erano solo maschi. La vicenda appare attualissima, se pensi al bullismo che tanto spazio si è ritagliato oggi nella nostra vita. Tornando all’opera. Ecco qualche stralcio che ci può far comprendere di quanto tortuoso cammino in mezzo ad ambiguità, doppiezza ed episodi di sadismo, i personaggi han dovuto compiere per raggiungere l’età adulta.

…Possiamo denunciarlo, picchiarlo, torturarlo a morte, se ci fa piacere. Non immaginare che un uomo simile debba avere un significato….mi sembra una creazione accidentale, …Voglio dire: un significato l’avrà anche lui, ma vago, vaghissimo, come un verme o una pietra sulla strada, di cui non sappiamo se li lasceremo stare o li calpesteremo...Più oltre: …E Törless sentì d’essere perfettamente solo sotto quella volta immobile e muta, un punto minuscolo e vivo, sotto un immenso cadavere trasparente.…Quando qualcuno, cui aveva raccontato la storia della sua adolescenza, gli chiese se non provava vergogna, a volte di quei ricordi, Törless, con un sorriso rispose: Non nego, certo che si trattò di un episodio degradante. E con questo? Pass . Ma qualcosa era rimasto per sempre: una piccola dose di veleno, per togliere all’anima una salute troppo tranquilla e sicura, dandogliene un’altra più sottile, acuta e comprensiva. E, verso l’epilogo una scena assai poco edificante: …Risate oscene, battute sconce divampano fuori della massa. …Un altro ragazzo contro cui era andato a urtare, lo ributta indietro, tra scherzoso e arrabbiato. Un terzo lo spinge ancora avanti. Ed ecco, Basini, nudo, la bocca spalancata dal terrore, vorticare per l’aula come una palla, tra le risa, le grida insultanti, i colpi di tutti…cade sulle ginocchia che cominciano a sanguinare, e finalmente, coperto di polvere e sangue, gli occhi vitrei, pieni di terrore animale, crolla sul pavimento, mentre il silenzio si ristabilisce improvviso e tutti gli si accalcano intorno, a guardarlo…Alzi la mano chi non è stato vitima o spettatore di episodi di bullismo, anche se non così cruento. In una certa misura e sotto certi aspetti, soprattutto durante la scuola, saper difendersi e prendere le distanze dal bullismo aiuta a capire come sarà il mondo dopo. Entro certi limiti, si intende; a scuola ricordo ancora certo miei forzuti compagni che usavano la loro forza per esprimersi o per farsi valere, la maggior parte di noi li snobbava, li sopportava, non riuscivamo a farne un dramma. Davano fastidio e basta. Da sempre c è il bullismo, secondo me, ma nell’opera di Musil è reiterato nel tempo, con umiliazioni, ricatto, scherno, minacce e torture. Non e più bullismo che, secondo me, è inestirpabile, ma violenza vera, con tappe via via crescenti verso il crimine. La vittima è un oggetto da esperimento, sul quale sfogare istinti sadici e libidine, anche in questo modo si comincia a esercitare il potere. I due carnefici assaporano sotto la buccia il gusto dell’odio, son tipi da riformatorio, insomma. Nel crepuscolo di quelle scene, nell’attesa di nuove torture e umiliazioni, protetti dal severo ambiente del collegio si alleva un mostro non ancora consapevole. Il desiderio di sopraffare con violenza, umiliazione e ricatto sono alla base della psicologia nazista. Non ci sarà da attendere molti anni prima che quei semi diventino virgulti e poi che la malapianta cresca dando frutti avvelenati, che tutti conosciamo e che si chiama dittatura.