andavi a passeggio come Jean Jacques?

Tutti i libri sono uguali. Niente di più falso! Molti sono migliori di altri. E fra questi ce ne sono alcuni che vorremmo tenere sempre a portata di mano, anche se non dobbiamo preparare la rivoluzione francese. Edizioni che non si limitano a presentare il testo o l’autore, ma li inquadrano nel periodo storico e lo commentano. Se poi è Bruno Segre a curare l’opera allora è tutto più chiaro. È il caso di un volumetto della collana Biblioteca ideale Tascabile diretta da Angela Campana. Les reveries du promeneur solitaire è il titolo originale tradotto da Beniamino Dal Fabbro. Perseguitato da chiese e tribunali per le sue idee: Condanniamo il libro come contenente una dottrina abominevole pieno di un gran numero di proposizioni false, scandalose, piene d’odio contro la Chiesa, empie, blasfeme, eretiche.
Perseguitato da chiesa e tribunali, il povero Rousseau è costretto alla fuga. Lui, uno dei protagonisti e dei pensatori più originali e geniali dell’Illuminismo. Ossessionato dall’idea di un complotto, Rousseau pensa che l’umanità intera congiuri contro di lui. Nella prima passeggiata esordisce scrivendo: “E ora eccomi solo sulla terra, non avendo altro fratello prossimo, amico, che me stesso. Sociabilissimo amorevolissimo tra gli uomini io ne fui proscritto per unanime accordo. Nella terza passeggiata: Non ho imparato a conoscere meglio gli uomini se non per meglio sentire la miseria in cui mi hanno inoltrato Nella sesta passeggiata: Se fossi rimasto libero, oscuro, isolato, com’ero nato per essere non avrei fatto che del bene, non avendo nel cuore il germe di nessuna passione nociva.” Torniamo alla qualità intrinseca del libro. Perché mi ha colpito? Perché è un’opera completa in tutti i sensi, che ci fa capire molto sull’epoca, sul personaggio e su cosa stava succedendo in Europa in quel periodo. Il vento della rivoluzione francese non nasce per caso, il libro insegna. Le Passeggiate solitarie a cura di Bruno Segre offre una griglia storica sintetica ed esauriente del periodo.

Introduce un quadro del tempo politico sociale utile a comprendere ciò che stava accadendo. Perché nel paragrafo: La vita e le opere ci fa capire come fossero l’educazione, l’amore, la vita di società dell’età dei Lumi. Perché viene approfondito il profilo dell’autore illuminando la genialità di Rousseau. Ma non basta. La Bibliografia e il Profilo del filosofo ci forniscono altri elementi di interesse. Tutto qui? Niente affatto. Nelle Schede, a fine libro, viene spiegata la singolarità del suo pensiero così sovversivo (uno dei padri spirituali della rivoluzione francese e di ogni altra rivoluzione?) E infine quel periodo di sconvolgimento viene confrontato con le atrocità e i conflitti del XX secolo. 125 pagine che fanno luce su un’intera epoca e su uno dei suoi protagonisti. Cosa vuoi spendere per questa riuscitissima edizione? (Ne abbiamo contate almeno una decina in catalogo che supponiamo dello stesso tenore). ti dico quanto l’abl’ho pagato: 0,52 euro. Anche la copertina è interessante. Ci mostra Jean Jacques Rousseau col suo bastone da passeggio intento alla passeggiata e con un mazzo di fiori che era solito cogliere per il suo erbario. Altri tempi, che ne dici?

sei stato a Costantinopoli?

VIAGGIO A  CONSTANTINOPOLI
Rispondiamo alla coinvolgente presentazione di Paolo Rumiz affermando che la susina gialla di Istanbul non l’abbiamo trovata anche se quella città esiste proprio come ce l’ha descritta; confinata ora a metà strada fra il ricordo e la fantasia in un Oriente immaginifico e tuttavia reale. Una sorta di sogno ad occhi aperti, ancora fisso nella nostra memoria dopo più di trent’anni. Anche noi siamo stati in quei paraggi, ma la conturbante, misteriosa città di cui egli favoleggia, per noi, viaggiatori in erba, era solo l’ultima tappa di un avventuroso viaggio di ritorno da Kabul.  Ancora oggi ci rimane il dubbio di essere transitati per davvero a Istanbul, luogo scintillante, magico e che l’interminabile golfo, l’acqua scura del Galata sia una visione onirica, preambolo di vicende da mille e una notte. Eppure, esiste davvero e Paolo Rumiz ce lo conferma!

L’opera VIAGGIO A COSTANTINOPOLI scritta dall’abate Giambattista Casti, straordinario viaggiatore del ‘700 incanta e coinvolge; si tratta di un’altra preziosa perla della collana BIBLIOTECA PERDUTA (e ritrovata) edita da IL POLIFILO (casa editrice sfortunatamente estinta da poco). Casti è viaggiatore colto, illuminato, spirito acuto, curioso, che non concede nulla al colore locale. L’accattivante presentazione di Paolo Rumiz è un atto d’amore verso questo luogo magico, preambolo a uno straordinario diario di viaggio. Cosa c’è di così singolare? Il libro vi proietta in un mondo in cui la geografia della cultura, della tradizione e religiosa si confondono. L’altro mondo, la porta di tutti gli Oriente Non c’è bisogno di macchine fotografiche, agenzie di viaggio o dépliant illustrativi. L’abate Casti ci introduce all’interno della motrice di quella poderosa entità politico militare che era l’Impero Ottomano che così tanto ci spaventava. L’abate descrive il carattere dei turchi, le loro case, i riti, l’ordine sociale, la moda, il lusso e la bellezza delle loro donne. Affresco entusiasmante di incredibile vividezza. Come dimenticare il serraglio, le dimore di piacere del sultano e la vita segreta dell’harem, regolato da leggi ferree, da schiere di eunuchi e dalla scimitarra del boia, sempre in funzione. L’autore è un reporter critico, curioso e partecipe a quella dimensione di favola. VIAGGIO A COSTANTINOPOLI è un percorso a ritroso nel tempo e nello spazio, all’interno di un mondo che affascina e che andrebbe letto a fondo, per capire, se non altro, anche il presente. Ecco dalle pagine del libro alcuni irrinunciabili brani:

A pagina 5: La tanto decantata bellezza del prospetto esteriore di Costantinopoli, giunti a portata di goderne si trova più meravigliosa e sorprendente, superiore a qualunque idea avesse potuto preventivamente formarsene. Tutto è piccolo in questo genere in confronto di quella incomparabile prospettiva. Il riverbero di luce che rendono in faccia i dorati minareti delle grandiose moschee, i cipressi, l’altra verdura sparsa tra le case turche di vari colori dipinte, rendono quella prospettiva d’una bellezza non tanto facile a descrivere…. così scrive l’abate:

A pagina 10: La società dei turchi è seria, taciturna e monotona.

Ordinariamente accade vederli seduti gravemente in circolo a gambe incrociate, colla pipa in bocca e sorbendo di tempo in tempo del caffè senza zucchero, passar gran parte della giornata in ozio spensierato e silenzioso. Le donne gelosamente chiuse e custodite nei loro harem, altra compagnia non hanno che dei loro mariti e padroni, delle more schiave e degli schiavi eunuchi….

A pagina 12: Il furto è quasi inaudito tra loro. Aurea qualità tanto più stimabile quanto più rara tra noi.  Si può andare persino di notte coll’oro in mano per la città senza timore che vi sia tolto. La severità del governo su questo punto e il pronto castigo ha colà introdotto questa felice invidiabile sicurezza….

A pagina 26: Nell’harem: …Quella che partorisce il primo figlio maschio è la sultana principale, o la sultana regina, alla quale tutte le altre rendono omaggio;….in quanto alle altre donne che abitano il Gran Serraglio per il piacere del principe, sono alloggiate in dei grandi appartamenti separati gli uni dagli altri, e che non sono aperti se non al Gran Signore. Esse stanno tutte insieme e sono esattamente osservate dagli eunuchi neri che vi sono La gelosia degli eunuchi è sì grande che se s’accorgessero che alcuni di questi giardinieri le guardasse dalle fessure di queste tende, farebbero loro saltar la testa in un istante….

A pagina 32: …All’occasione dei loro matrimoni fanno venire nelle loro case certe compagnie di donne che sono una specie di ballerine di liberi costumi, che ivi ordinariamente dimorano tre giorni continui, divertendo la brigata coi loro motti e atteggiamenti lascivi, al fuoco di timpani e specie di chitarre e piastre di metallo percosse una contro l’altra….

Giambattista Casti, nacque ad Acquapendente (VT) nel 1724. Di famiglia benestante, studiò nel seminario di Montefiascone (VT). A sedici anni, ottenuti gli ordini sacri, iniziò a insegnare Retorica.

Si trasferì quindi a Roma, attratto dai salotti letterari e dalla mondanità capitolina entrando a far parte dell’Accademia degli Arcadi. Partì da Venezia il 30 giugno 1788 e rimase a Costantinopoli venti giorni dal 19 ottobre al 7 novembre, facendo ritorno a Venezia l’11 marzo dell’anno successivo.