c’erano gli editori? (seconda puntata)

Il motto di HOMO SCRIVENS

Prima o poi doveva capitare qualcosa del genere. Qualcosa di davvero importante anche se sottotraccia. Pochi si sono accorti della cosa e della sua rilevanza. Non occorre scomodare Darwin, le mutazioni, la fisica quantistica, o l’inclinazione dell’essere mutante che intende sopravvivere e poi affinarsi. Il terremoto non ha fatto il gran botto, la trasformazione è strisciante; sto parlando della trasformazione di una specie, che, di solito, inizia con eventi minimi per poi definirsi macroscopica. Ovvero il nano metterà in crisi i giganti, ma né uno né gli altri ora ne hanno contezza. E il seme darà i suoi frutti o prima o poi. La mutazione potrà mettere in crisi l’intero sistema, una prassi consolidata e un malcostume in via di peggioramento vertiginoso. Succede a Napoli, patria delle eccelse sculture di Antonio Corradini, custodite nella cappella San Severo. Napoli, scrigno di bellezze spesso segrete, e che nel 700 era una fra le prime città europee in fatto di cultura e innovazione, due volte più grande di Milano, tanto per dirne una. Bando alle ciance e vengo al sodo. Avevo scritto che gli editori (dicesi editore individuo che in virtù del suo fiuto scopre, scommette investe e lancia un autore, convinto del valore del suo lavoro) erano una razza in via di estinzione, salvo alcuni eroici individui che hanno impegnato anche la camicia per tentare di fare cultura.

Un volume di HOMO SCRIVENS

Le case editrici di grido languono incapaci di svolgere il vero ruolo che è quello di promuovere cultura e civiltà o anche solo dibattito e ricerca: languono in un pantano fatto di pubblicazioni apocrife, di volumi a pagamento (succede anche nelle grandi case editrici, e io ne so qualcosa visto che ho le mani in pasta anche nell’attività di ghost writer.) Dicevo?! Ah! sì. Della scomparsa della razza degli editori, sostituiti da tipografie paludate, da stampatori blasonati e intrallazzati, che fanno di tutto all’infuori di stimolare idee e ricerca. Gli editori di oggi non sanno più scoprire Jack London, Italo Svevo o Stephen Crane, ammesso che autori di quel calibro siano oggi in circolazione. Sono lontani i tempi in cui Gabriele D’Annunzio citava il suo editore chiamandolo Monte d’oro di stirpe Aldina (era Mondadori). Monopolizzando lo spazio in libreria gli editori moderni devono piazzare il loro prodotto, come fosse shampoo o tonno in scatola, non esiste differenza. Tu dirai che è aria fritta, che non dico nulla di nuovo e hai ragione. Ma per confortarti ti dirò due parole su quanto è successo a Napoli e che merita attenzione. L’autore ha preso il posto dell’editore, ovvero alcuni scrittori si son detti basta! e, senza troppo clamore, son diventati editori, protagonisti della loro scelta e lettori, in un colpo solo, lo riporta il quotidiano IL MATTINO di Napoli. E tu non chiami questa rivoluzione? Succede a Napoli, città verace e con ogni evidenza alternativa e creativa. Così è accaduto che gli editori autori si sono dati un nome chiamando la nuova creatura HOMO SCRIVENS, descritta in modo limpido e onesto da Aldo Putignano.

Nella presentazione gli autori-editori-lettori precisano che non intendono annegare nel fango dell’editoria a pagamento ne’ che sono la casa editrice più importante dell’universo ma: “siamo brava gente”. Affermazioni che la dicono lunga sull’attuale situazione editoriale italiana e, forse, mondiale. A HOMO SCRIVENS gli autori editori hanno preso il timone in mano, collaborano con istituzioni e editori amici e si danno un sacco da fare tentando altre strade, seguendo la loro creatività tutta partenopea. Non è fumosa o velleitaria la loro intenzione, basata sulla precisa decisione di eludere logiche di mercato grottesche e stantie. Basta ascoltare il breve video di presentazione. Voglio fare un augurio a questi prodi: che la loro iniziativa prenda piede, che porti a qualcosa di nuovo, capace di smuovere le mefitiche acque di una palude che conduce alla morte della lettura e quindi della conoscenza, che insegni qualcosa di sano e originale ai grandi nomi promotori della ex cultura italiana, fagocitati nel loro recente passato da inclinazioni politiche e ora sorrette dal nulla e da sclerotiche logiche di mercato.

Collaboratori di HOMO SCRIVENS

Quelli di HOMO SCRIVENS meritano attenzione e successo, chissa dove approderanno?!
Scrive MACROLIBRARSI: Homo Scrivens è una casa editrice anomala: nata da un laboratorio di scrittura tenuto a Napoli, è formata da scrittori che hanno deciso di aiutare altri colleghi a far conoscere le proprie opere al pubblico, anche quelle che case editrici a pagamento decidono di rifiutare. I titoli trattati riguardano soprattutto la narrativa: racconti, romanzi, testi italiani, scrittura collettiva e saggi sulla scrittura. Un gruppo di editori che ha come obiettivo quello di fare da ponte diretto di collegamento tra i lettori e gli autori.

scriveva Marie-Henri Beyle?

Beh, non possiamo dire che fosse un Adone e nemmeno un sedentario, con quel gran faccione che lui stesso definisce in modo assai poco lusinghiero. Sempre in movimento al seguito dell’esercito napoleonico e nei salotti di Parigi, Londra e Milano, alla ricerca del bello, che gli serviva anche per scacciare noia e depressione. Non si piaceva Marie Henrie Beyle, tozzo, sgraziato, con gambette smilze e corte, francese d’hoc e innamorato di Milano e delle sue donne. A proposito di donne, si innamora di tutte, fra loro primeggia Metilde, che lo mette alla porta perché troppo insistente. E certo non si cela per apparire diverso, si mostra appassionato e, volubile qual’è, racconta con candore i suoi «fiaschi», memorabile quello con Alessandrine, creatura a pagamento, ad esempio, fiaschi non solo amorosi, nei salotti era difficile che non facesse parlare di se; appena vede una donna “potabile” perde la testa, le fa un’assidua corte, si dichiara e poi la chiede in matrimonio, invano, osteggiato dalla sorte e da burberi tutori, quante volte gli accade di essere piantato dall’ amata di turno «senza neanche averla avuta». Un fanciullo, un gigione di italica impronta, ma senza offesa! Perché sincero a oltranza. Dal grande eloquio e col cuore sempre pronto a infiammarsi per la pittura, la musica e le gonnelle salvo poi fare cilecca con una bella meretrice d’alto bordo durante una gozzovigliante serata coi suoi amici che se la ridono a crepapelle. E lui lo scrive, sforzandosi di mettersi a nudo, di essere il più sincero e onesto possibile, in quel magnifico reportage d’autore che si chiama RICORDI DI EGOTISMO. Autentico vissuto con gustosi flash e commenti a ripetizione. Pettegolo e bonapartista a oltranza, ne ha per tutti, a tutti riserva commenti spesso poco lusinghieri, descrive amici nemici, con candore, naturalezza, persone che gli danno fastidio e palloni gonfiati alla corte di Napoleone e nei salotti della Restaurazione. Alcuni esempi fra i tanti: ” …Questa spia, terrorista nel ’93 non parlava che di marciare contro il castello per massacrare tutti i Borboni. Sua moglie era tanto libertina, tanto desiderosa del maschio che portò  all’estremo il mio disgusto per il libero parlare francese…La signora è secca come una cartapecora e priva di spirito e soprattutto di passione e d’ogni capacità di commuoversi se non per le belle cosce d’una compagnia di granatieri che sfilino nel giardino delle Tuileries in calzoni di cachemire bianco…A proposito del suo faccione: “Portavo due enormi favoriti neri dei quali solo un anno dopo la signora Doligny mi fece vergognare. Quella mia testa da macellaio italiano parve non garbare troppo all’ex colonnello del regno di Luigi XVI….” A Parigi, Civitavecchia e a Roma si annoia perché non trova niente da fare ….Spirito critico, libero, provocatore, iper romantico e polemico, Stendhal scrive: “Non ho amato mai appassionatamente che Cimarosa, Mozart e Shakespeare.

A Milano. Nel ’20 mi venne il desiderio che questo fosse scritto sulla mia tomba. Pensavo tutti i giorni all’epigrafe, convinto che solo nella tomba avrei trovato tranquillità. Volevo una lapide a forma di carta da gioco… Odio Grenoble , sono arrivato a Milano nel maggio 1800 e l’amo. Là ho avuto i maggiori piaceri e i maggiori dolori. Là, e questo costituisce una patria, ho provato le prime gioie. Là desidero passare la vecchiezza e morire.” Stendhal, francese purosangue e innamorato dell’Italia come pochi. Nei suoi scritti intimi non mente: «Quasi certamente piacerei agli sciocchi se mi dessi la pena di aggiustare qualche brano di queste mie chiacchiere. Ma forse scrivendole come una lettera a mia insaputa do l’idea del somigliante. Ebbene io voglio soprattutto essere veridico». Qualcuno negava la sua grandezza di romanziere? Sì. Victor Hugo, ad esempio, che qualificò Stendhal «un uomo di spirito che era un idiota» e che non si rendeva conto «che cosa significasse scrivere». Stendhal fu considerato l’iniziatore del romanzo moderno, che ispirò la grande narrativa di costume dell’Ottocento. E se lo dice Wikipedia c’è da crederci. Acuto e verificabile un giudizio sulla società inglese: “…La società è divisa in sezioni come una canna: il grande impegno di ognuno è salire alla sezione superiore, e il grande sforzo di questa è di impedirglielo…”

A proposito di una strana sindrome: da lui prende il nome la celebre sindrome di Stendhal, detta anche sindrome di Firenze (città in cui si è spesso manifestata): si tratta di una affezione psicosomatica osservabile nei soggetti messi al cospetto di opere d’arte di straordinaria bellezza, specialmente se esse sono compresse in spazi limitati. Ma in che modo si manifesta? Il fenomeno si è verificato di frequente al cospetto delle opere di Caravaggio e Michelangelo. Fu proprio Stendhal a descrivere nell’opera “Roma, Napoli e Firenze” scritta nel 1817, gli effetti di questa patologia psicosomatica, sperimentata in prima persona. Lo scrittore, in effetti racconta che, durante una visita alla Basilica di Santa Croce a Firenze, fu colto da una crisi che lo costrinse a guadagnare l’uscita dell’edificio al fine di risollevarsi dalla reazione vertiginosa che il luogo d’arte scatenò nel suo animo. Fa onore alla Francia l’amore conclamato di un grande francese per il nostro paese che scriveva: “…quante precauzioni si devono prendere per non mentire a se stessi!” …e oggi di francesi appassionati della penisola come lui ce ne sono in circolazione? ne avremmo bisogno, visto che gli italiani latitano.

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