il Barone non voleva essere chiamato “Maestro”?

Alla voce Mao Tse Tung il dizionario di Filosofia della Rizzoli del 1977, revisione e bibliografie di Emanuele Ronchetti dell’università di Milano, redattore capo Italo Sordi si legge: Rivoluzionario, pensatore e uomo politico cinese, figlio di contadini, eccetera…ma la parola criminale non compare, possibile che quelli della Rizzoli ignorassero le sue nefandezze a carico del suo popolo? Ovviamente il dizionario riporta i nomi di Marx, Lenin, Sartre, Marcuse e anche Nietzsche, dedicando loro ampio spazio. Il libro di Jung Chang e Jon Halliday MAO the unknown story sostiene che a carico del dittatore cinese ci sono, malcontati, circa settanta milioni di morti. Ovvero un criminale sfuggito al giudizio della storia. Rammento ancora, sbarbatello, i cortei per le vie di Milano e Torino che gridavano: Boia Johnson! (non che questi fosse un’anima candida) e Viva Mao! E altri studenti che avevano rifiutato un incontro con Alberto Moravia sbattendogli in faccia la porta e dicendo: “Mao sì, Moravia no.” La RIZZOLI mi dovrebbe spiegare perché non ho trovato sul suo dizionario le voci che cercavo: Evola, Tradizione e Rivolta contro il mondo moderno, la sua opera più complessa ed esaustiva. Forse perché il Barone Julius Evola era colluso col Fascismo anche se critico non poco nei confronti di Mussolini e perché teneva contatti col Nazismo, da cui peraltro veniva spiato, perché individuo sospetto. Chi teme ancora questo personaggio? Gigante del pensiero europeo, filosofo controcorrente del Novecento. Perché Mao sì e lui no?
Dopo questo lungo preambolo introduttivo ecco un libro appena pubblicato da IDROVOLANTE EDIZIONI. Curato da Gianfranco De Turris IL RITORNO DEL BARONE IMMAGINARIO, una raccolta di diciassette racconti ispirati a questo, per certi versi, enigmatico personaggio, che ha subito e tuttora subisce l’ostracismo di critici e storici italici. Racconti che hanno Evola, il Barone ritornato alla ribalta, per protagonista.

Un puzzle di brevi narrazioni fantastiche e realistiche, tutte interessanti, basate su personaggi, fatti e luoghi reali, che concretizzano una idea di Gianfranco De Turris, curatore del volume, il quale nell’introduzione del libro scrive: “Julius Evola resta in fondo l’unico e forse ultimo tabù della cultura italiana del secondo Dopoguerra. Questo libro che segue il primo è un po’ la risposta per dimostrare che Evola è una personalità/personaggio tale da superare tanti ostracismi al punto da indurre una quarantina di scrittori a porlo al centro di altrettante storie…io credo che il Barone, quello in carne ed ossa ci avrebbe celiato su dopo averlo letto.” Le opere di Evola sono conosciute all’estero e la loro diffusione è crescente, ma l’Italia lo elimina dall’elenco dei grandi protagonisti del pensiero occidentale. Il volume publicato, da IDROVOLANTE EDIZIONI è un omaggio dovuto e sentito all’uomo ironico e autoironico che ha sempre rifiutato l’etichetta di Maestro o di Guru. Nelle foto il suo ritratto durante la Prima Guerra mondiale e un suo dipinto dadaista. Il volume pubblicato da IDROVOLANTE EDIZIONI va così incontro a un’esigenza, una curiosità di sapere, alla volontà di non dimenticare l’uomo e la sua opera ancora avvolte nel limbo di un incomprensibile ostracismo, dettati probabilmente da trascuratezza e timore. Ma occorre non mitizzare Evola, non lo avrebbe gradito.

Che il filosofo, storico esoterista e pittore Dada risulti oggi un antidoto è evidente, le sue analisi e tesi appaiono, dopo decenni, lucide e profetiche; a chi si rifiuta di studiarlo o anche solo di prenderlo in considerazione bastano evidentemente lo sfascio, l’oblio di grandezze trascorse, l’approssimazione infine, caratteristiche del nostro essere moderni. Ma i balbettii di chi cerca e non trova nessun appiglio nell’odierno, ovvero le stimmate del sordo e del cieco, non possono costituirsi valori di riferimento in alcun modo. Il Nichilismo di Nietzsche del resto ha fatto il suo tempo da un pezzo. Delle innumerevoli frasi che emergono dall’opera di Evola, superato l’imbarazzo della scelta, ne scelgo alcune tratte da RIVOLTA CONTRO IL MONDO MODERNO: “L’uomo tradizionale sapeva della realtà di un ordine dell’essere molto più vasto di quello a cui oggi corrisponde di massima la parola “reale”. Oggi come realtà, in fondo, non si concepisce nulla più che vada oltre il mondo dei corpi nello spazio e nel tempo. …Le basi della gerarchia e della civiltà tradizionale, in tutto e per tutto sono state distrutte dalla trionfante civiltà “umana” dei moderni…”

gli uomini erano dei?

Julius Evola mina alle fondamenta l’impalcatura della cultura sociopolitica occidentale degli ultimi duemilacinquecento anni e poi fa esplodere le cariche. Un paesaggio nuovo, esaltante, angoscioso, prende allora a delinearsi sulle macerie della nostra civiltà. Il mondo della Tradizione coi suoi riti, con le gerarchie, con l’impronta inconfondibile di un’ispirazione spirituale superiore. Evola si rifà alle età di Esiodo. Esiodo: dall’età dell’oro all’età del ferro. Prima una stirpe aurea di uomini mortali fecero gli immortali che hanno le olimpie dimore. Erano ai tempi di Crono, quand’egli regnava nel cielo; come dei vivevano, senza affanni nel cuore, lungi e al riparo da pene e miseria, né per loro arrivava la triste vecchiaia, ma sempre ugualmente forti di gambe e di braccia, nei conviti gioivano lontano da tutti i malanni; morivano come vinti dal sonno, e ogni sorta di beni c’era per loro; il suo frutto dava la fertile terra senza lavoro, ricco e abbondante, e loro, contenti, sereni, si spartivano le loro terre.

Esiodo (VIII secolo a.C.) e le cinque età del mondo
Esiodo, poeta greco, probabile contemporaneo di Omero. Interessante vedere che in “Le opere e i Giorni” ci parla delle cinque età del mondo:
– età dell’Oro: gli uomini vivevano “sempre giovani” e non avevano preoccupazioni di alcun tipo. Siamo ai tempi di Crono;
– età dell’Argento: gli uomini sono governati da Zeus. Per il loro comportamento si estinsero;
– età del Bronzo: è il mondo di uomini violenti che si dedicavano solo alla guerra e si estinsero per la loro stessa stupidità;
– età degli Eroi: è l’età in cui gli Eroi combatterono a Troia e a Tebe;
– età del Ferro: è l’età del mondo di Esiodo ed anche la nostra, e finirà anch’essa, come le precedenti.
Ancora una volta un “antico” ci parla di età del mondo e di come queste si sono susseguite nel tempo… ci parla di guerre e di estinzioni di massa…
Ci parla di un passato remoto e ancora per la gran parte sconosciuto…

Le parole chiave per accedere alle tesi di Evola riguardano la sacralità, il sacerdozio, il culto dei morti, il rito, la gerarchia, gli uomini dei e la regalità dei veri capi, Dio, anche se tale parola ha scarsa corrispondenza col mondo attuale della religione. Evola scrive di qualcosa che trascende la contingenza, immanente, meraviglioso e luminoso e al contempo temibile. Egli rintraccia nelle antiche scritture provenienti dall’India, Grecia, Europa e Sudamerica la presenza di una forza nuda e non condizionabile; non una persona, non un essere, non di deus ma di numen, si tratta. I valori sono quelli delle civiltà scomparse e di antichissime società, (si parla di seicento – ottocento anni avanti Cristo); già allora, scrive Evola, inizia il processo di degenerescenza (dall’età dell’oro all’età del ferro.) Mondi scomparsi fra le pieghe della Storia ispirati ai valori della Tradizione, strutturati in società gerarchicamente organizzate attorno al capo, all’imperatore, al re-sacerdote.
Genuinamente e radicalmente antidemocratico e anticapitalista, Evola sostiene che il potere non deve e non può essere né legalizzato né voluto dal basso. Occorre che sia ispirato dall’alto, dal regno della forza trascendente, attingendo in quel sopramondo invisibile, in cui scaturisce l’energia, in cui la pura divinità risiede. A pagina 102 de RIVOLTA CONTRO IL MONDO MODERNO, si legge:
All’origine di ogni vera civiltà sta un fatto divino. Ad un fatto dello stesso ordine, ma in senso opposto, degenerescente, si deve l’alternarsi e il tramontare delle civiltà. Quando una razza ha perduto il contatto con ciò che solo ha e può fornire stabilità – col mondo dell’essere-; quando in essa è decaduto anche quel che ne è l’elemento più sottile ma, in pari tempo più essenziale, cioè la razza interiore, la razza dello spirito, di fronte alla quale la razza del corpo e dell’anima sono solo manifestazioni e mezzi di espressione- gli organismi collettivi che essa ha formato, ….scendono fatalmente nel mondo della contingenza: sono alla mercé dell’irrazionale, del mutevole, dello storico, di ciò che riceve dal basso e dall’esterno le sue condizioni.

A proposito dell’impero a pagina 121 riporto: Di quelle grandi potenze, sorte dall’ipertrofia del nazionalismo secondo una barbarica volontà di potenza di tipo militaristico o economico a cui si è continuato a dare il nome di imperi- vale appena parlare. Sia ripetuto che un Impero è tale solo in virtù di valori superiori ai quali una determinata razza si è innalzata.
Nei riguardi del lavoro moderno, a pagina 153: Nessuna civiltà tradizionale vide mai masse così grandi condannate ad un lavoro buio, disanimato, automatico…. nelle masse degli schiavi moderni le forze oscure della sovversione mondiale hanno trovato un facile, ottuso strumento pel perseguimento dei loro scopi. Nei campi di lavoro noi vediamo usato metodicamente, satanicamente l’asservimento fisico e morale dell’uomo ai fini di una collettivizzazione e dello sradicamento di ogni valore della personalità…

A proposito della guerra, a pagina 172: Che milioni e milioni di uomini, strappati in massa ad occupazioni e vocazioni del tutto estranee a quella del guerriero, fatti letteralmente, come si dice nel gergo tecnico militare, materiale umano, muoiano in simili vicende-questa sì che è cosa santa e degna del punto attuale del progresso della civiltà…

Sull’America, a pagina 391: L’America ha introdotto definitivamente la religione della pratica e del rendimento, ha posto l’interesse al guadagno, alla grande produzione industriale, alla realizzazione meccanica, visibile, quantitativa, al di sopra di ogni altro interesse. Essa ha dato luogo ad una grandiosità senz’anima di natura puramente tecnico-collettiva, priva di ogni sfondo di trascendenza e di ogni luce di interiorità e di vera spiritualità……

mentre a pagina 395 continua: Lo standard morale corrisponde a quello pratico dell’americano. Il comfort alla portata di tutti e la superproduzione nella civiltà dei consumi che caratterizzano l’America sono stati pagati col prezzo di milioni di uomini ridotti all’automatismo nel lavoro, formati secondo una specializzazione a oltranza che restringe il campo mentale ed ottunde ogni sensibilità. Al luogo del tipo dell’antico artigiano, pel quale ogni mestiere era un’arte ….si ha un’orda di paria che assiste stupidamente dei meccanismi…..Qui Stalin e Ford si danno la mano e, naturalmente, si stabilisce un circolo: la standardizzazione inerente ad ogni prodotto meccanico e quantitativo determina e impone la standardizzazione di chi lo consuma, l’uniformità dei gusti…E tutto in America concorre a questo scopo: conformismo nei termini di un matter-of-fact, likemindedness, è la parola d’ordine, su tutti i piani…..
E ancora a pagina 398 leggo: E anche se non dovesse verificarsi la catastrofe temuta da alcuni in relazione all’uso delle armi atomiche, al compiersi di tale destino tutta questa civiltà di titani, di metropoli d’acciaio, di cristallo e di cemento, di masse pullulanti, di algebre e macchine incatenanti le forze della materia, di dominatori di cieli e di oceani, apparirà come un mondo che oscilla nella sua orbita e volge a disciogliersene per allontanarsi e perdersi definitivamente negli spazi, dove non vi è più nessuna luce, fuor da quella sinistra accesa dall’accelerazione della sua stessa caduta.

L’imbarazzo nella scelta di brani che mi hanno particolarmente colpito è grande, avrei voluto inserire altre decine di passaggi significativi, ma tanto vale consigliare l’acquisto di questo libro indigesto e illuminante.

Voglio gettare, per concludere, un sasso nello stagno asfittico della cultura italica contemporanea. La figura di Evola non deve più appartenere a schieramenti ideologici o a fazioni politiche. La profondità e complessità del suo pensiero, l’onestà intellettuale dello studioso, l’originalità delle sue tesi rivoluzionarie impongono che la sua opera così articolata e, per certi versi, ascetica, divenga materiale di dibattito e di ricerca, uscendo dalle secche di interpretazioni univoche o partigiane. Julius Evola, l’anti D’Annunzio appartiene alla cultura europea; ed è al centro dell’Europa che deve tornare, a rianimare un dibattito sui valori e sulle prospettive della nostra civiltà (se prospettive rimangono). Sarebbe, fra le altre cose, una bella dimostrazione di forza e saldezza dei nostri sistemi democratici, da lui così tanto osteggiati.

il Barone scriveva la sua Rivolta?

JULIUS  EVOLA     RIVOLTA CONTRO IL MONDO MODERNO
La Tradizione, il Rito, la Casta.
Sapevo di introdurmi in un ginepraio ma non immaginavo che il ginepraio si sarebbe trasformato in una foresta inestricabile dalla quale è quasi impossibile uscire, per via della complessitá dei temi e delle implicazioni delle sue opere. Le sue tesi sono infatti rivoluzionarie. Matematico, Dadaista, pittore, quasi ingegnere, fascista critico verso il regime e privo di tessera del partito, esoterista, filosofo e altro ancora. Ho pubblicato questo post dieci anni fa e continuo a modificarlo, perché la sua figura e i temi a lui collegati sollevano ancora oggi interrogativi, dubbi, contestazioni a non finire e, soprattutto, un interesse destinato a crescere. Qualcuno ricorda anche come Umberto Eco non perdesse occasione di attaccarlo e denigrarlo a piú riprese e senza remore durante la Fiera internazionale tedesca del libro. Affascinato dall’ampiezza e profondità del suo pensiero e per i risultati di uno scandaglio analitico che fruga nel mito, nei riti, nei simboli e nell’aldilà ripubblico il post modificato. Aderí alle ideologie del Fascismo e del Nazismo, dai quali comunque prese le distanze e dai cui organi di controllo venne strettamente sorvegliato perché fortemete critico nei loro confronti. Affascina il modo in cui conduce le sue analisi sugli ultimi duemilacinquecento anni di storia occidentale. Sto parlando di Giulio Cesare Andrea Evola, e delle sue tesi rivoluzionarie che pongono in cima alle sue riflessioni i valori della Tradizione.

Non ho avuto modo di conoscerlo; gli avrei espresso alcune perplessità, e invece ho potuto apprezzare alcune sue opere attraverso l’appassionata disamina del mio amico e mentore, conte Aldo di Acquesana signore Ricaldone, autore di opere fondamentali sulla storia del Monferrato.
Antibolscevico, anticapitalista, antiborghese, e infine critico verso i regimi totalitari; «non ci s’illuda: il fascismo non fa che proclamare tali valori (valori di gerarchia) ma di fatto mantiene una quantità di elementi democratici e borghesi da far paura. Che cosa sia la guerra, la guerra voluta in sé come un valore superiore sia al vincere che al perdere come quella via eroica e sacra di realizzazione spirituale che nella Bhagavadgita si trova esaltata dal dio Krishna, che cosa sia una tale guerra non lo sanno più questi formidabili “attivisti” di Europa che n1on conoscono guerrieri ma soltanto soldati e che una guerricciola è bastata per terrorizzare e per far tornare alla retorica dell’umanitarismo e del patetismo quando non ancora peggio a quella del nazionalismo fanfarone e del dannunzianesimo. La misura della libertà è la potenza: non dovrà essere più l’idea a dar valore e potere all’individuo ma l’individuo a dar valore, potere, giustificazione a un’idea. Volere la libertà è tutt’uno che volere l’impero». Così scriveva. Idee da non prendersi alla leggera.
Fascismo e Nazismo che pure lo avevano apprezzato, erano rei, secondo lui, di non avere saputo perseguire i veri valori fondanti l’Impero, incapaci di ricercare e coltivare l’ispirazione divina e la spiritualità primeva tipica dei veri re nel governo dei popoli.

Un pensatore inquietante e, aggiungo: necessario, assolutamente moderno, che getta la sua lunga ombra sul nostro presente. Autore di un’opera densa e articolata, gran parte ancora da interpretare a fondo, messo all’indice e osteggiato dalla sinistra europea per le sue idee. Ma è venuto il tempo di distinguere, di discernere, di estrapolare quanto di valido e inedito c’è nel suo pensiero, verificandone dinamicamente la presa sulla società contemporanea. Le sue idee fanno discutere, affascinano per la loro profondità, per la lucidità e chiarezza esplicativa. Dagli Egizi, agli Iranici, dall’Impero Romano agli dei indù, dall’Olimpo greco al conflitto medievale fra Papi e imperatori …ma vediamo di andare per ordine.
Poeta, pittore dadaista e filosofo tradizionalista. Evola si espresse in pittura, aderendo alle tendenze artistiche più moderne. Conobbe Tristan Tzara e fu esponente di spicco del Dadaismo in Italia. Nell’ambito della poesia entrò in contatto con Gottfried Benn e Filippo Tommaso Marinetti quindi fu attratto dal Futurismo. Malgrado i suoi contatti con l’ambiente futurista romano pare che Marinetti, dopo aver letto un suo scritto dicesse: Le tue idee sono lontane dalle mie più di quelle di un esquimese. Nel 1917 partecipò alla Prima guerra mondiale come ufficiale di artiglieria.
Fondò la rivista La Torre, difendendo princìpi sovra politici e quindi invisa al regime fascista: Evola fu costretto a farsi proteggere da una guardia del corpo …Ma lasciamo ai numerosissimi siti internazionali e italiani le note biografiche e i punti salienti del suo pensiero.

Ho scrutato dentro la sua opera più cospicua e famosa, per rintracciare i motivi dell’ostracismo intellettuale che dovette subire e che ancora in larga parte oggi va soggetta la sua reputazione. Solo dopo aver riletto RIVOLTA CONTRO IL MONDO MODERNO scrivo.  Ma ogni volta che apro le sue pagine sento il bisogno di riflettere. L’esposizione delle sue tesi si fonda sui testi sacri appartenenti alla storia dell’intera umanità. Tentare di applicare anche solo in parte alcune delle sue teorie alla nostra epoca ci costringe a riflessioni di sconcertante attualità e a constatazioni angoscianti. Una lettura impegnativa ma appassionante e molto utile, anche se non facile. Saranno opportuni altri post perché uno solo risulta insufficiente a parlare delle sue idee.