L’articolo di Lorenzo Ferrara continua: “Il gioco è finito”, lo dice anche Dan Hicks, professore di archeologia contemporanea all’Università di Oxford, che riporta a sostegno delle sue tesi anche i commenti di Tristram Hunt, direttore del Victoria & Albert museum, secondo il quale occorrerebbe mettere mano in toto alle leggi che vietano ai musei di restituire le opere d’arte. Secondo Mike Pitts, archeologo: “il British Museum sostiene di non avere nulla in contrario al trasferimento di materiale verso il paese di origine delle opere e non sembra porre limiti alla durata del prestito. Quindi è ipotizzabile che una parte davvero significativa della collezione del Partenone possa finire effettivamente in esposizione permanente ad Atene… Ma come prestito, non in veste di manufatto che ha mutato proprietà…” Hai capito la furbata? Artribune: “Nel 2014, Mark Walker, un consulente medico britannico pensionato, ha restituito due sculture rubate da suo nonno durante l’assedio del 1897 nel Benin. Poi è stato il turno dell’Università di Aberdeen, in Scozia, che aveva acquistato una testa di Oba, il sovrano del Benin, e del Jesus College dell’Università di Cambridge, che aveva ricevuto un gallo di bronzo in dono dal padre di uno studente nel lontano 1905. Anche la Germania, una delle principali destinazioni delle opere, ha chiesto ai musei un elenco dettagliato per restituire tutti i bronzi arrivati attraverso il commercio d’arte. Lode alla sensibilità etica di persone e istituzioni. Quasi il 60% dei Britannici ora pensa che i marmi del Partenone debbano ritornare alla Grecia, mentre il 18% pensa il contrario. Fra questi ultimi c’è qualcuno che avanza ipotesi alternative, ad esempio: perché non sostenere il principio di reciprocità? Proponendo un prestito incrociato: affidare opere in esposizione di Blake, Turner, Constable, Leighton, Millais ai musei del Gabon, del Benin, della Grecia o del Cairo. Non sarebbe più intelligente pensare a nuove forme di interazione culturale con ricadute economiche per il paese d’origine al quale appartengono? Le opere trafugate esposte nei musei londinesi sono fonte di attrazione e ricchezza per i Brits, perché non coinvolgere con compensi economici adeguati i paesi interessati? Non si scandalizzino i direttori dei musei del Sudan o della Nigeria, che a gran voce esclamano: “a ridatece a robba! è ‘nostra!!” A Londra arrivano a vagonate gli estimatori dei loro reperti. Sarebbe a dire: Hai visto quali meraviglie puoi trovare in Grecia, Messico, India, Cina, Benin, Italia, a Londra in vetrina, al British museum c’è solo un assaggio.“
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