ne ingurgitava dodicimila gocce al giorno?

Non era la regola, ma le ottomila gocce di laudano non costituivano una eccezione e gli schiarivano mente e cuore, stabilendo legami con una realtá virtuale, che gli appariva promettente, lucida e allettante. Altri tempi, dirai ma il super drogato De Quincey, super poeta, super sensibile, super acculturato e super vagabondo, nonché scrittore alquanto prolisso, ha ispirato autori del calibro di Poe, Baudelaire, Gogol, Borges, Berlioz, La sua vita sarà tutta tesa nello sforzo di ridurre le dosi d’oppio e le cifre dei debiti. Temperamento schivo e introspettivo, aumentò la sua solitudine spirituale con l’uso dell’oppio; nutrì però grande affetto per la famiglia, che molto ebbe a soffrire della sua inettitudine alla vita pratica. Conservò fino alla settantina una energia sorprendente, dati gli eccessi. Questo scrive di lui su la Frusta letteraria Mario Praz da La letteratura inglese dai romantici al Novecento Ed. Accademia, Milano 1968.

Scrive cosí De Quincey nelle sue prime pagine de LA CONFESSIONE DI UN OPPIOMANE: Se il prendere oppio è un piacere sensuale, e se son disposto a confessare di essermivi abbandonato fino a un punto non ancora registrato per nessun altro uomo , non è meno vero che ho lottato contro questa affascinante schiavitú con uno zelo religioso, e alla fine ho compiuto ciò che non ho mai sentito attribuire a nessun altro uomo; mi sono sciolto, fin quasi agli ultimi anelli, dalla maledetta catena che mi legava….Non mi riconosco nessuna colpa: ed anche se me la riconoscessi può darsi che mi risolverei lo stesso al presente atto di confessione, in considerazione del servizio che con esso posso rendere all’intera classe degli oppiomani. Ma chi sono questi? Lettore, mi spiace dirtelo, sono una classe davvero numerosa.
Lo stupefacente di allora era costoso? Niente affatto se come scrive De Quincey anche gli operai di una manifattura di cotone di Manchester lo assumevano, per dimenticare la loro vita grama, e i salari risicati, tanto che il sabato pomeriggio i banchi dei droghieri erano cosparsi di pillole da uno, due, tre grani, pronte per le ben note richieste della sera…La causa di ció era il basso livello dei salari. Quindi: droga per dimenticare.

Birra e alcool costavano di più …. Io non sono disposto a credere che uno che abbia gustato una volta le divine gioie dell’oppio, possa poi discendere ai grossolani, comuni piaceri dell’alcool e quindi do per certo che:

Quei che mai non lo prese, ora lo prende, e chi sempre lo prese, ora piú ne prende. (parodia di alcuni versi di Parnell).

Scrive Enrico Malizia, tossicologo di fama internazionale, nell’encomiabile volumetto edito da Newton Compton sulle droghe: Fin dai tempi piú remoti l’uomo ha sempre ricercato sostanze in grado di rendere la vita bella e possibilmente eterna, ma che non provocassero danni fisici e psichici e tantomeno la dipendenza. Sostanze in grado di guarire malattie e di agire favorevolmente su psiche e corpo, anche per migliorare le prestazioni, per indurre piacere ed euphoria, annullare ogni sgradevole sensazione quale ansia e dolore, procurarsi il sonno, evadere dalla realtá; per facilitare l’esplorazione della mente e il contatto con la divinitá, e quindi stabilire una mistica unione; per stimolare energie, modificare reazioni affettive, aumentare percezioni e approfondire la conoscenza del reale e dell’irreale. In pratica l’essenza della felicitá, del sapere universale e dell’eterna giovinezza, basi del mito di Faust, ed espressione del desiderio dell’uomo di diventare immortale. Un sogno che non è mai stato raggiunto, in quanto le sostanze usate-erbe, estratti, prodotti sintetici- non hanno indotto gli effetti descritti, ma solo sostituti illusori, spesso pagati a caro prezzo: danni tossici e dipendenza, una schiavitú che obbliga al loro uso continuativo. L’Italia è fortemente coinvolta dall’epidemia di peste tossica, basta scorrere le statistiche per rendersi conto del fenomeno, mentre negli Stati Uniti si mettono le mani nei capelli perché il fenomeno si è aggravato in questo periodo da far spavento. Questo non è un post sulla droga, non ne avrei la competenza. Enrico Malizia ha fatto un breve elenco dei motivi che inducono al suo uso e abuso. Per ritornare nel nostro ambito cito scrittori come Shakespeare, Hugo, Gogol, Borges, Coleridge, Baudelaire, Verlaine, Mallarmé, D’Annunzio, Rimbaud il quale dovette immergersi nelle «massime dissolutezze per arrivare all’ignoto attraverso la sregolatezza di tutti i sensi», Stevenson che a furia di morfina e cocaina ti spiattella Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, per non parlare di Cocteau, Huxley, Kerouac, Ginsberg, Burroughs, King, e penso di averne tralasciati qualche altra dozzina. Leggi cosa scrive su officinamagazine al proposito Francesco Carlo Pirro, autodefinitosi un’anima nera celata da ali d’angelo.

Se io l’ho provata? Devo proprio dirtelo? E quando? E dove e perché? E se lo farei ancora? Ti rispondo subito, cosí ti tolgo ogni dubbio. È stato a Casablanca, a casa del mio amico Ahmed, vicino alla casbah, a ventun anni, una roba che non so nemmeno ora cosa fosse, un fumo denso e acre nei polmoni, che dopo poche boccate, mi ha fatto credere di essere una testa di cavallo e poi una fune che volava verso una finestrella dalla quale sarebbe stato bello affacciarsi, per volare…(la casa era a piano terra); quanto è durato? un bel po’, e poi? e poi, a poco a poco, il senso di regale beatitudine si è disciolto e ho preso la prima corriera per Tangeri. Lo faresti ancora? No, non lo farei piú, affido quell’esperienza che ho blindato nei ricordi, senza rimpiangerla, esaltarla, o rinnegarla, alla giovinezza e al suo bagaglio di esperienza, ma senza eccedere, né vantarmene, né tantomeno consigliarla.

Rifarla no, perché se alla prima volta mi era sembrato di essere un cavallo volante per la stanza, figurati cosa sarebbe successo alla seconda, alla terza volta e via dicendo. E poi per cosa? Perché tutto quanto ritorni inevitabilmente al grigiore di prima? Ma no! Dai! L’immagine angosciante di alcuni ragazzi veneti in caffetano, incontrati in un cortile di Kabul, venuti lí con solo il biglietto di andata, ancora mi rattrista. E oggi a Kabul la situazione, dopo quarant’anni, si è ancor piú deteriorata, basta che guardi questo tremendo video.
Una cosa ti posso confermare. Al contrario dei tanti scrittori che ne facevano uso per scrivere, preferisco “penare” sulla pagina con le sole mie forze, spremendo quel po’ di succo che ho, lucido, a mani basse, senza ausilio di sorta, senza contorno alchemico, volutamente, e senza sorpassare limiti e barriere, un atto che avvertirei negativo, come un tradimento verso me stesso e i miei lettori. Di Rimbaud, Stevenson, Kerouac, Ginsberg e Burroughs ce ne son stati abbastanza.

3000 gocce d’oppio al giorno fanno male?

Nel 1821 De Quincey nelle sue Confessioni di un mangiatore d’oppio, pubblicate sul London Magazine scriveva di usare il laudano, una tintura d’oppio, in dose pari a tre mila gocce al giorno. Alquanto spinoso l’argomento, non vi pare?

Nelle confessioni si assiste a un vera e propria intossicazione e al decorso tipico di una tossicomania. Dal benessere alla beatitudine e poi via via sino alle turbe fisiche e psichiche e ai deliri popolati da visioni di animali terrificanti. Accanto a De Quincey si legge sul bel libretto della collana tascabili economici Newton, non sappiamo se ancora reperibile in libreria vanno ricordati Coleridge e Baudelaire che, con altri letterati crearono un mistico cerimoniale per il culto del Dio Oppio così definitodroghe29 da Jules Boissiér. Ne ho ancora  una copia, letta con grande interesse. Enrico Malizia, tossicologo di fama internazionale scrive nel suo LE DROGHE  tascabili economici Newton libri – I Libri della collana Tascabili … un’opera densa di informazioni, completa e aggiornata (anche se non giunge a descrivere le ultimissime letali pastiglie reperibili nelle nostre discoteche; il libretto infatti è stato pubblicato nel 1997) Di agevole e approfondita lettura per una corretta informazione e messa in guardia sui mortali pericoli insiti nel loro uso. Malizia è autore di centinaia di ricerche e pubblicazioni e di libri quali Droga 80 e Il viaggio fantastico di Hieronymous Bosch oltre al Ricettario delle Streghe. In queste pagine ce n’è,  si fa per dire, per tutti i gusti. A pagina 23 si legge: A Galeno, grande medico della civiltà romana si deve la diffusione in terapia della triaca, inventata da Andromaco, medico personale di Nerone. Una preparazione che conteneva oppio. L’imperatore Marco Aurelio ne faceva grande uso e fu così il primo imperatore romano oppiomane. Nel Medioevo invece pare che venisse introdotto per via rettale in dosi così alte da provocare il decesso dei pazienti. A proposito dell’LSD: essendo falsato il senso dello spazio, l’intossicato non si rende conto delle reali distanze. L’allucinato, affacciandosi alla finestra di un piano alto, crede di vedere il suolo a distanza di pochi centimetri e, volendo raggiungerlo, precipita nel vuoto.

Risultano illuminanti alcune informazioni a proposito della cocaina: Freud fu costretto a scrivere che una sostanza a seconda del dosaggio può essere un farmaco benefico oppure un veleno. In molti lo avevano accusato di aver dato via libera al terzo flagello dell’umanità dopo l’alcool e la morfina.

E a pagina 52 si legge:  La testa piena di cocaina è come un bigliardino elettrico impazzito, ha constatato William Burroughs, dopo averne fatto esperienza personale. Il cocainismo è un gravissimo fenomeno dell’era moderna. Ben lontano dalle prestazioni che le antiche popolazioni inca chiedevano alla pianta divina per sopravvivere. Nella sinossi delle droghe più comuni ci sono oppio, morfina, eroina, cocaina, crack, marijuana, hashish, estasi, barbiturici, benzodiazepine, LSD, PCP o polvere d’angelo. 

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