E facciamoci una birra!

Un articolo anticipazione di Lorenzo Ferrara, detto per inciso ancora introvabile, che verra’ pubblicato sul suo secondo libro, dedicato ad ALBIONE LA PERFIDA. Pubblicato da Barbadillo.it recita: “La deriva nuchilista della Gran Bretagna senza fede: le chiese sconsacrate diventano birrerie. “Più di un terzo della nostra popolazione si identifica come atea. Sono i britannici bianchi che mostrano il calo di fede più marcato, passando dal 69% a meno del 50%”

“Più di un terzo della nostra popolazione si identifica come atea. Sono i britannici bianchi che mostrano il calo di fede più marcato, passando dal 69% a meno del 50%”
A occuparsi dell’inutilità della religione ci pensa un ex campione di tennis da tavolo, commentatore per BBC e Eurosport e autore di sei libri.

“La Gran Bretagna sta perdendo la sua religione. Cosa riempirà il vuoto?” Si chiede Matthew Philip Syed su The Sunday Times del 14-12-2022. “Più di un terzo della nostra popolazione si identifica come atea. Sono i britannici bianchi che mostrano il calo di fede più marcato, passando dal 69% a meno del 50%” scrive. “L’allontanamento dagli dei può essere inevitabile, ma rischiamo di perdere una potente fonte di conforto” continua. Ovvero rileva la funzione utilitaristica del Cristianesimo. Sovrasta l’articolo la riproduzione di una Adorazione dei pastori di Guido Reni, con una voluta lacuna: Gesù bambino sulla paglia è stato sostituito da una macchia bianca. L’autore, figlio di un immigrato pakistano convertitosi dall’Islam sciita al Cristianesimo, è stato campione di ping pong britannico per molti anni. Il suo articolo sulla fede britannica “svanita” occupa quattro colonne e narra anche della sua esperienza personale e di come man mano è riuscito a fare a meno di Dio. “Il Cristianesimo ha permeato la mia vita. Mio nonno materno si convertì durante le ultime fasi del Grande Risveglio in Galles. Parlava spesso del giorno in cui accettò l’invito di un predicatore carismatico a “dare la vita a Cristo”. Lui e tre dei suoi fratelli sarebbero diventati predicatori.”  Poi aggiunge: “La questione più grande e storica sulla religione è se la fede sia una cosa buona. Essa è una forza del bene o del male, del conflitto o della pace, della manipolazione o dell’armonia? E la mia sensazione crescente è che la religione sia tanto buona che cattiva, sia pacifica che violenta, contributo all’armonia e alla divisione. Il mio sottrarmi dalla religione non è stato immediato ma riluttante, l’ho fatto non perché rifiutassi il fascino della sua storia, ma perché non credevo più nella sua veridicità; in molti modi, sono contento che non abbiamo più bisogno di Dio.” se lo dice lui. Poi cita le spallate di Nietzsche al Cristianesimo, senza comprendere che la supposta morte del Creatore ha diversi autori ed è iniziata circa cinque secoli prima, col dipinto del cadavere di Cristo di Hans Holbein il giovane. Il campione di ping pong conclude così: “Sorridendo, mio nonno diceva: “…verrai in un luogo dove non ci sarà più morte, né lutto né pianto, né dolore” citando il passaggio dal Libro dell’Apocalisse. Guardando attraverso l’Occidente, rimane una domanda intrigante: cosa sostituirà Dio?”
Si ignora se Sye conosca il Libretto della vita perfetta di Anonimo Francofortese in cui per essere creatura di Dio occorre prima “patirlo”, poi fortemente volerlo, senza domandarsi se ci sarà un conforto finale. Le risposte giuste alla domanda del giornalista le fornisce Tripadvisor, a proposito della chiesa sconsacrata di San Mark a Mayfair, (fermata del tube Bond street, per chi volesse inorridire, ingozzandosi.) Al Market St. Mark’s Church pare si tengano anche corsi di yoga. 

I commenti su cibo e luogo

Vicknico novembre 2022: “Ambiente fantastico dove fermarsi per pranzo/cena o anche solo uno spuntino. La chiesa sconsacrata è originale e bellissima, l’offerta culinaria variegata ed i prezzi davvero ragionevoli, considerando che ci troviamo in una delle zone più esclusive di Londra. Nota di merito per i ragazzi toscani con il “banco” di pasta fresca vicino all’altare…una delle carbonare più buone che abbia mai mangiato. Andate a trovarli!”

Luca Mencarelli ottobre 2022: “A Londra una Birra in “Chiesa”, un’esperienza incredibile da fare, all’interno di una Chiesa sconsacrata troverete più ristoranti che offrono prelibatezze di vari paesi e se proprio siete indecisi o non avete fame potete bervi una Birra che potrete acquistare in fondo alla “Chiesa” dove siamo abituati a sentire recitare il sermone domenicale. Da provare. Anche il quartiere per arrivarci è molto carino e pieno di negozi”

Luca T Pisa, ottobre 2022: “Sviluppato su due piani offre Street food in una chiesa sconsacrata, molta varietà e qualità buona sia per un pasto low cost che per una cena più raffinata. Abbiamo optato al piano superiore per cruditè e branzino alla griglia, buono e prezzi nella media del quartiere e come altri Street food.”

Pretty Vale, a setttembre 2022, da Imola: “Bellissimo. Assolutamente da vedere e se avete fame per fermarvi a mangiare. Noi abbiamo optato per la pizza napoletana e devo dire che era davvero quella originale Il posto è qualcosa di unico nel suo genere. Ci sono tanti “stand” all’interno per mangiare: dal dolce al salato, dall’insalata alla pizza, dalla pasta alla carne…”

Penso che basti. Ma proprio nessuno si accorge che c’è qualcosa di profondamente triste e “stonato” oltreché avvilente nei commenti su come mangi bene in quel luogo?
Ti rivolgo una domanda: tu andresti a riempirti le budella in un luogo in cui un tempo saziavi l’anima? Pizza e branzino al posto di Dio e nemmeno un Amen.”

memorie-polemica-indagine
raccolte in un volume:

c’era l’uomo moderno? (1)

Se te vuoi sapere che fine ha fatto l’uomo moderno, quello che si affaccia al nuovo millenio, tanto per capirci, devi cercare in due direzioni. Verso quella occidentale europea, dove proprio in questo istante ci si chiede: adesso come la mettiamo? Ovvero rileggere VERSO DAMASCO di August Strindberg, dove l’uomo non sa, non decide, non ricorda, assiste al baratro entro cui si agita innegabilmente ogni rapporto precedente infranto. Il protagonista non sa, non ricorda, non decide, rinnega moglie, figlia (dalla quale verrà umiliato e deriso) , e poi tradizione, genitori, religione e futuro. Lo scrittore, protagonista di VERSO DAMASCO è uno che, letteralmente, ha perso la bussola, che si agita in un universo cimiteriale di simboli infranti, di certezze dismesse, soffoca in un ciarpame di valori che non dettano più regole ne’ comportamenti. Scrive l’editore ADELPHI al proposito: Le astrazioni più rarefatte e la più greve fanghiglia autobiografica tendono continuamente a mescolarsi: dietro trasparenti schermi allegorici è facile riconoscere in vari personaggi di Verso Damasco figure decisive per la vita di Strindberg, quali per esempio le due mogli abbandonate e, in altri, altrettanti Doppi dell’autore stesso, carichi tutti di quelle tensioni feroci, di quei rancori e livori che per la prima volta con lui apparivano bruscamente sulla scena. Il rapporto dilaniante con la donna, le oscillazioni fra la blasfemia e la fede, il sogno demiurgico dell’alchimista, la lotta accanita contro le Potenze e la loro persecuzione – Torniamo a noi. L’uomo in divenire risulta assente. Manca all’appello. Nascono Freud il quale si affannerà a frugare nell’inconscio, e LA COSCIENZA DI ZENO e IL GIOVANE TORLESS di Robert Musil, l’anticipatore di uomini deviati. Ovvero l’uomo dimissionario, l’antieroe, svuotato di ogni certezza, vittima di se stesso e di un vuoto interiore esteriore annichilente. È successo tutto in cinquant’anni, almeno per l’occidente europeo. Baudelaire blandisce e coltiva la malinconia, Leopardi, in anticipo sui tempi, si era smarrito davanti all’infinito e Foscolo ci diceva: vagar mi fai coi miei pensieri sull’orme che vanno al nulla eterno. Ma il deserto di Strindberg assume toni apocalittici, totalizzanti. Tornando al Leopardi, assalito da sovrumani silenzi e da mi sovvien l’eterno, già, mi chiedo, ma quale eterno?

Quello di Dio no, dal quale l’uomo sta prendendo le distanze. Cosa dice l’uomo medievale di stupefacente modernità? Impersonato dal cavaliere crociato che gioca a scacchi con la morte, di Ingmar Bergman nel suo SETTIMO SIGILLO, Due svedesi ce la dicono tutta sugli smarrimenti umani, che evidentemente non hanno mai fine. Sull’essere e il suo divenire. L’uomo moderno che avverte la prossimità di un futuro solerte e spaventosamente ignoto e che induce a pensare il giovane Torless mentre pensa di essere “perfettamente solo sotto quella volta immobile e muta, un punto minucolo e vivo, sotto un immenso cadavere trasparente”. Ma è solo un ragazzo chiuso in un collegio! L’uomo a cavallo fra Ottocento e Novecento è una creatura smarrita e confusa, oppresso da dilemmi pesanti come macigni. Mi viene in mente la tremenda utopia del figlio di una coppia di anziani genitori che lo piangeranno sulla sua tomba. «Un nichilista è un uomo che non si inchina dinnanzi a nessuna autorità, che non presta fede a nessun principio, da qualsiasi rispetto tale principio sia circondato.» Dritto dritto verso: l’insensatezza, l’assurdo, il vuoto che caratterizzano la condizione dell’uomo moderno, oltre che sulla «solitudine di fronte alla morte» in un mondo che è diventato completamente estraneo oppure ostile. L’esistenzialismo in tavola. Siamo già da venti anni nel nuovo millenio. Intanto il mondo va a fuoco due volte. Il gran Gabriele trionfa, si erge e cade, potevamo diventare come lui, come

Nietzsche o come Julius Evola: ultrauomini, ma qualcosa è andato storto e allora ecco il cavaliere crociato di Bergman che chiede: Dio, perché te ne stai zitto?! E quella figlia di buona donna della morte che gli risponde: Ma non ti basta il suo silenzio? No, non basta, ci vuole l’uomo nuovo ma questi latita. E sicuramente i due vecchi nei bidoni della spazzatura di FINALE DI PARTITA di Samuel Beckett non possono essere più eloquenti di come sono e nemmeno i personaggi dell’Ulisse di James Augustine Aloysius Joyce che, sotto certo aspetti, sono dei romantici decadenti nullafacenti, al termine del percorso, ai quali piacciono fegatini, salsicce, rognone e un po’ di sesso per tenere lo spirito e lo stomaco occupati.

Dopo gli spuntini consumati nell’Ulisse di Joyce e dopo la dannazione cosmica e senza alcuna speranza di FINALE DI PARTITA mi è venuta una gran fame, occorrerà un altro post per riprendere l’argomento. A dopo.