non c’era l’Osceno Cosmico? (1)

Osceno Cosmico è un termine pregnante che ho coniato io e di cui continuo, ahimè, a rilevare riscontro. Osceno Cosmico, dopo gli ultimi ottanta anni si è rivelato appieno, in tutta la sua obbrobriosa natura e recrudescenza, non ha altro da aggiungere, esso si esprime attraverso numerose declinazioni che accompagnano la nostra esistenza; ha l’accortezza di apparire normale così ci siamo abituati alla sua presenza come se fosse un fatto ordinario, anche se ordinario non è. Vive ormai in mezzo a noi, etichettato come necessario allo sviluppo. Guardati attorno, è ovunque. In città, dove più che altrove si estrinseca l’ingeno dei moderni. Nella periferia trova la sua apoteosi, lontano dall’armonico e tradizionale esprimersi del tessuto cittadino di un tempo non troppo lontano. Nella periferia cittadina trova una delle sue espressioni eclatanti, manifestando i frutti di un parto acefalo, frettoloso, scandaloso e ripetuto negli anni. Le città del mondo non sono più manifestazione di uomini, tradizione, cultura e aspirazioni ma di altro diverso da loro. Di qualcosa che rima con emergenza, fretta, approssimazione. L’Osceno Cosmico edilizio è dunque fenomeno recente, la conseguenza dell’urbanizzazione selvaggia del territorio, ovvero la distruzione dell’ultimo brandello del nostro passato da cui pare ci sia sempre molta fretta di allontanarsi. Pollai, ospizi, caserme, grattacieli posticci in serie per il vivere moderno, pullulano così nella città, la nuova città, assecondando l’esigenza dell’urbanizzazione a seguito dello sviluppo demografico. Dove li mettiamo tutti questi qui venuti a lavorare in fabbrica? ci si chieva negli anni Cinquanta; diamogli i pollai in serie, rassicuranti e anodini. Diamogli la città democratica fatta apposta per loro. Così, non solo in Italia, bada bene, è stata strangolata la città tradizionale chiamandola eufemisticamente centro storico…appunto: storico. Come se dopo non ci fosse più storia.
Piani edilizi inconsulti e criminali hanno così devastato la nostra penisola (ma non è solo fenomeno nostrano). L’Osceno Cosmico trova nel film Le mani sulla città di Francesco Rosi la sua descrizione migliore. La periferia che appiattisce, stordisce e democratizza attraverso un processo di degrado socio culturale sta sta alla nobiltà e armonia della città tradizionale come i moderni stanno alle memorie dei loro predecessori. Guarire la periferia con le sue catacombe divenute oggi grattacielo è impossibile, nonostante i velleitari tentativi di recupero. L’Osceno Cosmico, naturalizzato nelle nostre menti, si dichiara come necessario e il gioco è fatto. In Italia più che altrove l’Osceno Cosmico edilizio si accompagna alla speculazione e l’orrido urbano è diventato panorama comune.

La periferia “inevitabile” è indigesta e apocrifa come le menti che l’hanno generata, da anni è diventata periferia “sociale” e non bastano i recenti ampi spazi di verde per migliorarla. L’Osceno Cosmico, andato in metastasi, possiede infinite declinazioni. Ai prossimi post alcune delle sue più eclatanti e clamorose espressioni.
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c’era Milano?

Ci sono passato davanti l’altro giorno. Da anni non ci andavo. E quasi mi veniva un colpo, il groppo in gola mi ha accompagnato per un po’. Ci scopro quella roba in viale Pasubio, al posto di Ingegnoli, un pugno allo stomaco, mi viene il torcicollo; non so se sei nato e vissuto a Milano e magari ami la tua città. Ma io, che milanese non sono, ne sono rimasto avvilito, come percosso. Adesso cerco di spiegare il motivo. Parlo della nuova sede (per me è nuova ma c’è già da due anni) della Feltrinelli di viale Pasubio. Io non ci sto, non ci sto a fare il modernista tato per farlo, o per moda, o per seguire l’onda osannante: il nuovo volto di Milano, non ci sto a condividere quello che Felrinelli dice a proposito del progetto, ovvero: Feltrinelli per porta Volta, Scrivere la città.

Futuri urbani a confronto era il 27 febbraio 2015. Ed eccoci qua. Una lama di cemento cristallo conficcata in uno dei cuori “storici” di Milano, anche se dalla foto ci sono un po’ di alveari a farle da contorno. Ma non vedi come stona? Non ti sembra un cappello messo di sbiego? Progettata da Herzog. Dimmelo tu se sai qualcosa di più su questi architetti. Il progetto architettonico è stato affidato al prestigioso studio Herzog & De Meuron, vincitori di un premio Pritzker per l’architettura e progettisti di innumerevoli interventi in tutto il mondo, tra cui si segnalano la Allianz Arena a Monaco di Baviera, la New Tate Gallery a Londra, lo Stadio Nazionale di Pechino, lo Young Memorial Museum di San Francisco. Cosa dicono gli architetti? Ecco cosa dicono Jacques Herzog e Pierre De Meuron raccontando la loro visione del progetto: i nuovi edifici si ispirano alla semplicità e alla imponente scala delle architetture che caratterizzano l’architettura storica milanese, costituita da esempi come l’Ospedale Maggiore, la Rotonda della Besana, il Lazzaretto e il Castello Sforzesco.

I nuovi edifici sono anche ispirati dal tratto lungo e lineare delle tipiche cascine della campagna lombarda, che già rappresentarono un importante punto di riferimento per Aldo Rossi e per il suo progetto del Gallaratese. Così scrivono Feltrinelli ed Herzog per presentare la loro “cascina” di cemento e cristallo con tetto spiovente. Tipiche cascine della campagna lombarda. Ma hai voglia di scherzare Feltrinelli Herzog? e dici che la tua cosa si ispira all’imponente scala delle architetture storiche milanesi? Dai, lo so che state scherzando, nessuno davvero vi ha mai detto cosa pensa di quella cosa? No? Non lo vedi come si sente solo quel ciclista che ci passa davanti? Io non ci sto. E penso di non essere il solo ad alzare il mio dissenso su quest’opera che potrebbe forse andare bene in altri contesti ma certamente non in via Pasubio. Questa costruzione fa parte del nuovo progetto architettonico urbanistico di Milano? Ma non scherzare Jacques Herzog. Non puoi dire che in questa nudità c’è una sorta di richiamo alla tradizione medievale e gotica. E sai perché non puoi dirlo? Perche non è vero. Il tuo parallelepipedo piramide non ispira, ma confonde. Non riecheggia nobili architetture ma opprime lo spirito. Non rimanda ma troneggia. Ha qualcosa di cimiteriale, di non finito, di provvisorio e supponente, e tuttavia di austero e presuntuoso, cioè di ancora più fastidioso. Charles Baudelaire che già soffriva di suo per la devastazione subita dalla sua Parigi, in via di smembramento e di riedificazione, sarebbe inorridito davanti alla tua lunga baracca di cemento vetro.


È la prima sensazione che conta. Ci son passato davanti e mi son detto: oddio! devo aver sbagliato strada. E invece no. L’idea che ti viene agli occhi, la violenza nel tessuto urbano, che non aveva bisogno di costruzioni rigide, ma piane, amichevoli, onestamente dimesse come quelle che la fronteggiano. Mica ti offendi, se te lo dico, tanto sei già  famoso per cui non sentirai nemmeno ne’ leggerai la mia puntura di zanzara. Però, una cosa te la voglio dire Herzog. Io che non sono milanese ma che ci ho vissuto per venti anni avevo cominciato ad apprezzarla, si sa che sono un po’ lenti i torinesi e i ferraresi ad apprezzare l’altrove. E sai perché me la prendo tanto con la tua edificazione cristallo cementizia? Perché è presuntuosa e anche perché in via Pasubio andavo a comprare i bulbi degli iris, perché passeggiavo in un lembo di terra inghiaiata e fertile, perché andare da Ingegnoli, nella pausa pranzo, mi ristorava e rinfrancava, cosa che non potrei più fare se abitassi a Milano e andassi in via Pasubio. Mi hai sottratto un pezzo di ricordo, di passato, e penso che anche altri la pensino come me. Sai cosa diceva Flaubert nelle sue “Memorie di un pazzo” a proposito della Poesia? Questo: Noi restiamo a terra, su questa terra gelida che soffoca ogni fiamma, che smorza ogni ardore! Per quale scala tornare dall’infinito alla realtà ? Fino a che punto la Poesia può abbassarsi senza morire? Come imprigionare questo gigante che abbraccia l’immensità? Ecco cari Feltrinelli Herzog, la Poesia si è abbassata e poi è morta di crepacuore guardando la vostra costruzione. Se poi vuoi dare il nome di Progresso e di riqualificazione edilizia alla tua roba accomodati, ma quanti sono a crederlo?