costava trecento lire?

Era il 1962 o giù di lì. Un mare di titoli in edizione integrale nella Biblioteca moderna del Pavone. I volumi doppi costavano cinquecento lire. Li trovavi in edicola. Ce n’erano anche da duecentocinquanta lire come LA VIA DEL TABACCO di Caldwell. E le opere integrali sui grandi come Sinclair Lewis e Faulkner. Non sono un bibliofilo, non parlo di prodigiosi volumi come quelli che possedeva Umberto Eco a casa sua o delle lussureggianti biblioteche in cui fioriscono volumi rilegati in pelle di certe famiglie assai benestanti. Parlo di una idea di libro che gli odierni editori hanno abbandonato perché con tutta evidenza, non rendeva loro.

Ti ricordi di quando andavi a frugare nei baracchini del centro alla ricerca del pezzo giusto, e della super occasione? Io andavo nella piazzetta sotto i portici, dietro via Po, a Torino, dove c’è il museo del Risorgimento, e a Milano, in una libreria in Galleria, che non esiste più da anni. Io ne conservo di libri così, macchiati, gualciti eppure ancora vivi.

Perchè oltre alla storia dell’autore narrano la loro storia, tribolata, avventurosa, visto che sono consunti, e con le pagine tenute insieme dal vinavil e anche la storia di chi li ha posseduti prima di te. Insomma anche in questo caso, passami l’espressione un po’ retorica: I libri non finiscono mai! Non riesco a gettarli via, ecco tutto, sarà debolezza, ma non posso, come te, del resto. Mi hanno raccontato le opere di London, Sinclair Lewis, Caldwell, Rabelais, Melville, Strindberg. Mi hanno aperto gli occhi sugli errori-orrori-meraviglie possibili della fantascienza, (oggi di sconvolgente attualità) attraverso i testi raccolti da Fruttero e Lucentini, in quell’opera memorabile che si chiama LE MERAVIGLIE DEL POSSIBILE,

ma quelli costano sempre molto anche se in edizione economica. Qualcosa che va oltre la semplice lettura delle pagine, qualcosa che non è più, che è tramontato, perché antico, vecchio, sorpassato e non si usa più al giorno d’oggi. Cosa c’era di singolare nei libri editi da Dall’Oglio, Bietti, Mondadori, Newton Compton, BUR? C’era una precisa encomiabile volontà di fare e diffondere cultura. Se no cosa ci stanno a fare gli editori? Il contenuto importava, soprattutto quello, poi, se mai, veniva il resto. Il tempo e i traslochi me li stanno consumando, (un po’ come me). La carta tende a bordo pagina al colore marroncino, fra un po’ saranno illeggibili. Stanno combattendo contro il tempo. Mi pare dipenda anche dalla percentuale di caolino nella carta. Mi sono comunque cari, tenuti insieme dalla colla e da copertine di supporto ripassate col vinavil. Ho letto su quelle pagine sbiadite le opere dei mostri sacri della letteratura, abbinando le sensazioni del leggere e godere la trama scovando qualcosa di speciale, a quelle di sfogliare quel libro gualcito, prossimo a dissolversi e comunque caro, il cui acquisto era legato a un momento particolare, a una fortunata pesca fra i botteghini durante un sabato mattino. Te ne ricordi? Anche te facevi lo stesso. L’ultima avventura editoriale a costo stracciato è stata consumata attorno al 1993: tascabili economici Newton, una manna! Cento pagine mille lire. Ne abbiamo fatto incetta, c’era anche la Divina Commedia, anche se quasi illeggibile, per il fatto che era iper compressa e priva di commenti e note al piede, te la potevi mettere in tasca! per non dimenticare William Shakespeare con un RE LEAR che sta insieme per misericordia. Con tanto di profilo dell’autore, note critiche e commenti niente male sull’opera. Una pacchia ti dico. Ma gli editori oggi hanno abdicato, riducendosi a stampatori e a diffusori di oggetti di carta dalle fantastiche copertine, non di veri libri. Si sono stancati di scoprire talenti. Se oggi nascesse Omero chi se ne accorgerebbe? Dovrebbe bussare alla porta di Austin Macauley Publishers Ltd. e pagare un po’ (nemmeno poi tanto) per farsi largo e soddisfare le sue aspirazioni Non se la sentono di rischiare e investire gli editori. Il fiuto e la voglia di scoprire nuovi autori gli è venuto meno e nelle case editrici bazzicano individui del marketing e della pubblicità che magari arrivano dai settori quali ferramenta, giardinaggio o dai supermercati. Un tanto al pezzo per capirci. Il marketing innanzi tutto. Di gente come Valentino Bompiani si è perso lo stampo o di Elvira Sellerio, tanto per citarne due. Ti ricordi quando leggevi il libro pregustando sensazionali avventure per la tua sensibilità di lettore mai sazio di scoperte? Ancora oggi?! Ma certo, ancora oggi, anche se meno di ieri. Io sto perdendo il treno, dovrei adeguarmi e cedere a Kindle su cui puoi leggere migliaia di titoli, comodamente e senza problemi, basta fare click! Non c’è paragone con nessuna biblioteca o libreria al mondo, ma cosa ci metto sugli scaffali della libreria se getto via quella roba ingiallita e secca penosamente prossima al disfacimento? Importanti reperti del tuo e del mio passato, comunque. Nessuno strumento ipertecnologico di lettura può fornire un uguale sensazione che si prova a sfogliare la rivista di Isaac Asimov, illustrata, edizione italiana edita da Mondadori. Era il 1980 e costava ben 1500 lire. Le notizie incoraggianti non mancano.

Anni fa avevamo intervistato Edoardo Scioscia, amministratore delegato de IL LIBRACCIO (per il mio sito di cultura e viaggi mysticreader, oggi dismesso,) ovvero una catena di librerie che va davvero forte in Italia. A Milano ad esempio quando andavo nella loro libreria di viale Vittorio Veneto facevo sera, perduto a spulciare fra migliaia di titoli proposti a prezzo da urlo. Adesso che vivo in esilio ho detto al figlio: guarda un po’ passando dal LIBRACCIO di Milano, se mi trovi qualcosa che parli della formazione dell’Italia. Detto e fatto, son bastati tre euro e da una settimana mi sto pappando L’ITALIA CARBONARA. di Montanelli. Comunque evviva Kindle se serve a far crescere cultura, e soprattutto viva il libro…di carta.

c’erano rape, sesso, Dio e l’auto nuova?

Le rape fanno gola a molti. Cosa c’è di più succulento? Per le rape si arriva alla zuffa, del resto è l’unico cibo reperibile nel raggio di 20 miglia. Il loro legittimo e momentaneo proprietario vorrebbe legare al letto la sua sposa dodicenne, ritrosa bambina dai cappelli d’oro, spaurita al punto da negarsi ai desideri legittimi del marito. Così egli viene a chiedere consiglio al suocero il quale, attirato dalle rape, gli piomberà addosso per divorare quel bendidio. Nel frattempo, la cognata del proprietario delle rape, orrida maschera dal labbro spaccato, dà spettacolo, strofinandosi addosso a costui, affamata di sesso e rape.

Intanto c’è qualcuno che spara pallonate contro una parete, schiodando le tavole di casa sua. È il fratello della bambina sposa e della ragazza dalla faccia di coniglio. Si chiama Dude, è un po’ tonto e verrà sposato a forza a una predicatrice mignotta e senza naso. Gli altri personaggi non si elevano al di sopra di questi disperati senza futuro e nemmeno l’incendio finale riuscirà a purificare la prospettiva di quelle vite miserrime. La storia l’ha scritta il grande Erskine Caldwell. LA VIA DEL TABACCO è il ritratto duro e inesorabile di una parte d’America in panne, ai tempi della grande crisi. Campi di cotone della Georgia ormai abbandonati, miseria sociale, umana, futuro negato e fame. Perché riparlarne? Perché nei mattoni che hanno fatto la grandezza dell’America odierna ci sono anche o soprattutto loro, disperati e perdenti, appartenenti a livelli psicologici sub umani. Risulta quindi talvolta arduo rintracciare i semi generativi della grandezza di quella nuova civiltà. (o suo surrogato) Soprattutto se pensiamo a UOMINI E TOPI, a IL GRANDE GATSBY, all’inarrestabile opera di devastazione che si avverte ne LA GRANDE FORESTA di Faulkner, o ne IL GIORNO DELLA LOCUSTA. Una crisi di valori, sociale, umana e psicologica e una miseria di anime senza precedenti accompagna e (inquina?) la fondazione dell’impero a stelle e a strisce.

Caldwell è implacabile nel ritrarre il degrado. E sotto questa luce che intendiamo, ad esempio, ricercare la figura di Dio. Se ne parla spesso, viene tirato in ballo a sproposito, ci si riempie la bocca col suo nome; mal compreso e usato per secondi fini. Dio esce piuttosto malconcio dalla vicenda, subendo un declassamento significativo. Il Dio de LA VIA DEL TABACCO è un’entità funzionale, figura da esortare e da rimbrottare se le cose non vanno per il verso sperato. Un Dio elementare, utilitaristico, scevro di profondità. Entità alla portata di tutti che permette ingiustizie e soprusi e che include, fra i suoi infimi ministri, figure come sorella Bessie, predicatrice ninfomane che impalma il ragazzo un po’ tonto, promettendogli che gli farà suonare la tromba della sua nuova auto. Esempi eloquenti del declassamento di Dio ce ne sono in abbondanza: Il Signore dovrebbe dire al diavolo di andarsene e di smettere di tentare i buoni…Forse se parlassi io stessa a Pearl invece di raccomandarla a Dio, dormirebbe con suo marito nel letto. Forse io so più di Dio quello che conviene dirle. Il Signore mi diceva che dovrei trovarmi un altro marito…Il Signore potrebbe trasformare anche mio marito in un predicatore e si viaggerebbe tutte e due diffondendo il Vangelo…il Signore ed io potremmo insegnargli come si predica. Non è difficile, quando ci si è fatta la mano. Dovrai aspettare che domandi a Dio se vai bene. Dio è un po’ difficile quando si tratta dei suoi predicatori, specie se devono sposare le sue predicatrici. Il Signore aveva maledetto questa casa disse Bessie. Non ha voluto che rimanesse ancora in piedi. Benedetto sia  il Signore….Ma ci sono altri protagonisti sulla VIA DEL TABACCO ormai dismessa. Protagonisti muti, come la vecchia nonna che sarà uccisa dall’improvvisa retromarcia dell’auto guidata dal nipote. Una morte che corrisponde perfettamente alla sua vita: silenziosa, condotta in solitudine nel mutismo totale. La nonna: non conosciamo nulla di lei, sappiamo solo che ha fame, che vede, sente, soffre e osserva come tutti gli altri, e che anche lei ama l’auto; la nonna è quasi un oggetto a cui nessuno bada, come l’auto, che invece tutti amano, tanto grande è la sua retrocessione esistenziale nell’ambito della comunità; deve badare a sé stessa, la nonna, senza un lamento. Alla nonna, corrisponde in positivo un altro soggetto, una protagonista non umana, di grande spicco e provvista di vita autonoma. Una Ford sportiva da 800 dollari, concupita da tutti, L’auto è l’oggetto meraviglioso che affascina. Il futuro, la promessa e il dono. Nera, nuova, fiammante, simbolo verace della nuova America. L’auto verrà, dopo alcuni giorni di vita, guastata per imperizia, dopo essere stata lucidata con le lunghe gonne da tutte le donne. Nulla e nessuno si salva su LA VIA DEL TABACCO. Con le balestre malandate, la carrozzeria ammaccata, la tappezzeria strappata, l’auto rappresenta il vero e unico futuro per quei disgraziati. Catalizzatrice di sogni e aspirazioni. Dea concupita al culmine del desiderio, in grado di sconfiggere Dio. Vero e unico simbolo al cui richiamo nessuno resiste.

E se il suo destino fosse quello di sostituire proprio Dio? Posseggo una edizione a cui ho incollato la copertina, che sbrindellata, cadeva a pezzi, un’edizione vintage, si direbbe oggi, pubblicata da Mondadori su licenza di Einaudi, nel 1960. I libri del Pavone. Traduzione di Maria Martone. Costava 250 lire e, fra le perle della collana cui appartiene, ci sono i 49 RACCONTI di Hemingway e IL MAGO di Maugham.