a scuola di bon ton

“Sei tu che hai preso il miele?”
“Si, però…” “Ma non ti sgrido, sai, però devi dirmelo quando prendi il miele…” “Ma devo chiederlo ogni volta, anche quando lei suona il piano o dipinge? o è ancora a letto?” “Non è che devi chiederlo ogni volta, è che poi credo di averne ancora e invece non ne ho più quando ne ho davvero bisogno.” Ha quasi ottant’anni l’anziana signora, e figlia dell’impero britannico, avendo avuto padre british che lavorava nelle ambasciate in giro per il mondo, e madre bangladeshi, per cui ha vissuto tempi migliori di questo, tra feste, party e bel mondo. Non è una eccezione in questi luoghi. L’impero fa ancora scuola di vita e produce nostalgia. La vecchia, datrice di lavoro della moglie di Lorenzo Ferrara, osserva che anche qualche nocciolina manca all’appello. L’anziana pretende di impartire lezioni su come si fa a vivere. E trascina ogni volta che la spunta le due riottose gemelle, sue nipoti, in giro per gallerie e musei, con buona pace delle due smorfiose. Il genero, svizzero, traffica con miniere di rame, litio e oro e imprese di costruzioni ed è affetto da sindrome compulsiva del perfetto pulito, malattia che, si sa, può portare alla demenza per chi non ne e già
affetto in forma strisciante. La moglie di Ferrara diceva di avere le prove che qualcuno nascondeva una foglia sotto il tappeto per controllare se lei andasse a pulire anche là. Malizie passeggere, indubbiamente. Lei, la figlia e il genero sono a favore di un mondo bio e il risparmio energetico e cercano di inquinare il meno possibile, infatti sbattono nella pattumiera quintali di cibo nemmeno scaduto e tengono il riscaldamento acceso anche a luglio. Con lei la moglie di Ferrara saprà di appartenere a una casta inferiore a quella dei componenti della famigliola ecologica.

Se vuoi saperne di più: memorie-esperienza-indagine raccolte in un volume.