non esisteva l’Osceno Cosmico? (2)

Fioriscono come i funghi, un po’ qua, un po’ là, dove meno te l’aspetti. Sono diretta espressione di potenza creatrice posticcia ovvero fasulla. Aspiranti Michelangelo, devoti al Bernini, seguaci di Rodin fabbricano sculture, erigono statue. E allora? Che c’è di male? Dirai tu. Nulla, il fatto è che poi le espongono, con la connivenza di amministrazioni comunali acefale, queste ultime per il desiderio di commemorare, celebrare, ricordare, inaugurare commissionano aborti a profusione, senza averne sentore. Gli illustri beneficiari sono Manuela Arcuri, Gabriele D’annunzio, Domenico Modugno, una scarpa, un grappolo d’uva, il Parmigiano, una oliva, eccetera. Sì, hai capito bene. Coraggio! Siamo alla seconda puntata dell’Osceno Cosmico. Vai a leggere quello che scrive FINESTRE SULL’ARTE. rivista d’arte antica e contemporanea. E se le prendessimo a sassate? Se le abbattessimo, come la rivista propone? Sono manufatti fastidiosi che impediscono la vista, offendono il buon gusto, e non hanno nemmeno la carica provocatoria di Duchamp, Piero Manzoni, Cattelan. Vengo al dunque: chiunque può sentirsi Canova o Bistolfi, alla fine sono affari suoi, ma il fatto è che poi queste degnissime persone espongono il loro parto invece di tenerlo accuratamente celato alla vista. Perché? Perché offende. E perché offende? Perché trattasi di tentativi che non raggiungono il livello di mediocrità, esposte in pubblico, e che nulla hanno a che fare con la vera ispirazione artistica.

Esse vanno ad alimentare l’Osceno Cosmico italico e, ahimé! immagino che si sia pure pagato artista e allestimento. Parlo anche con te, che sei dell’amministrazione pubblica di città e paesi. Hai mai consultato, così, anche solo per svago, un opuscolo, un depliant sull’arte? O anche solo una cartolina. Lì qualcosa lo impari. Ho conosciuto sindaci e assessori che privilegiavano la Fiera del bue grasso e l’esposizione di lavori di dilettanti pittori della domenica, anteponendola alla promozione di vere opere d’arte, ricordo anche che c’entrava l’appartenenza politica (con tutto rispetto dovuto al bue grasso!) Ma questo è un altro discorso che magari riprenderò.
Al prossimo post sull’Osceno Cosmico, e mi raccomando di tenerti forte, lì sì che l’orrido trionfa perché c’entra lo spirito, anche se si tratta di spirito americano, cioè precario e fortemente adulterato.

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non c’era l’Osceno Cosmico? (1)

Osceno Cosmico è un termine pregnante che ho coniato io e di cui continuo, ahimè, a rilevare riscontro. Osceno Cosmico, dopo gli ultimi ottanta anni si è rivelato appieno, in tutta la sua obbrobriosa natura e recrudescenza, non ha altro da aggiungere, esso si esprime attraverso numerose declinazioni che accompagnano la nostra esistenza; ha l’accortezza di apparire normale così ci siamo abituati alla sua presenza come se fosse un fatto ordinario, anche se ordinario non è. Vive ormai in mezzo a noi, etichettato come necessario allo sviluppo. Guardati attorno, è ovunque. In città, dove più che altrove si estrinseca l’ingeno dei moderni. Nella periferia trova la sua apoteosi, lontano dall’armonico e tradizionale esprimersi del tessuto cittadino di un tempo non troppo lontano. Nella periferia cittadina trova una delle sue espressioni eclatanti, manifestando i frutti di un parto acefalo, frettoloso, scandaloso e ripetuto negli anni. Le città del mondo non sono più manifestazione di uomini, tradizione, cultura e aspirazioni ma di altro diverso da loro. Di qualcosa che rima con emergenza, fretta, approssimazione. L’Osceno Cosmico edilizio è dunque fenomeno recente, la conseguenza dell’urbanizzazione selvaggia del territorio, ovvero la distruzione dell’ultimo brandello del nostro passato da cui pare ci sia sempre molta fretta di allontanarsi. Pollai, ospizi, caserme, grattacieli posticci in serie per il vivere moderno, pullulano così nella città, la nuova città, assecondando l’esigenza dell’urbanizzazione a seguito dello sviluppo demografico. Dove li mettiamo tutti questi qui venuti a lavorare in fabbrica? ci si chieva negli anni Cinquanta; diamogli i pollai in serie, rassicuranti e anodini. Diamogli la città democratica fatta apposta per loro. Così, non solo in Italia, bada bene, è stata strangolata la città tradizionale chiamandola eufemisticamente centro storico…appunto: storico. Come se dopo non ci fosse più storia.
Piani edilizi inconsulti e criminali hanno così devastato la nostra penisola (ma non è solo fenomeno nostrano). L’Osceno Cosmico trova nel film Le mani sulla città di Francesco Rosi la sua descrizione migliore. La periferia che appiattisce, stordisce e democratizza attraverso un processo di degrado socio culturale sta sta alla nobiltà e armonia della città tradizionale come i moderni stanno alle memorie dei loro predecessori. Guarire la periferia con le sue catacombe divenute oggi grattacielo è impossibile, nonostante i velleitari tentativi di recupero. L’Osceno Cosmico, naturalizzato nelle nostre menti, si dichiara come necessario e il gioco è fatto. In Italia più che altrove l’Osceno Cosmico edilizio si accompagna alla speculazione e l’orrido urbano è diventato panorama comune.

La periferia “inevitabile” è indigesta e apocrifa come le menti che l’hanno generata, da anni è diventata periferia “sociale” e non bastano i recenti ampi spazi di verde per migliorarla. L’Osceno Cosmico, andato in metastasi, possiede infinite declinazioni. Ai prossimi post alcune delle sue più eclatanti e clamorose espressioni.
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