Tombe di seconda mano

Per rimanere in ambito cimiteriale, se vi interessa la cosa, non adesso, si intende, ma meglio informarsi per tempo. La notizia su The Economist del 18 agosto 2022 recita:
“I cimiteri di Londra vendono tombe di seconda mano. Ce n’è un gran bisogno. In vendita tombe d’epoca. Lunghe due metri e larghe meno di un metro, l’appezzamento di terreno è un “bijou” (così nel testo) anche per gli standard londinesi. Il lotto 18.946, ad esempio, è scenografico: come tutte le tombe del cimitero di Highgate, offre una sorta di luogo di riposo nello stile Edgar Allan Poe, con urne ed edera. Ancora più “desiderabili” sono i sepolcreti e tombe adiacenti, infatti proprio di fronte c’è quello n. 24.748: la tomba originale di un certo Karl Marx” -sì, proprio lui; la cui testa leonina occhieggia guardinga fra le fronde. Ian Dungavell, responsabile del Friends of Highgate Cemetery Trust, pensa che il lotto 18.946 potrebbe raggiungere un “prezzo premium”. Per le tombe, come per le residenze più grandiose, dice Dungavell, “si tratta di posizione, posizione, posizione”. Questione di panoramica e vedute piacevoli e rilassanti, anche chi defunge vuole il suo. 

“La borghesia produce…i propri becchini”, scriveva quel mattacchione di Karl Marx nel “Manifesto del partito comunista”. Il filosofo aveva sottovalutato il suo nemico. La borghesia produce anche imprenditori del settore cimiteriale, venditori di tombe e, ora, anche riciclatori di tombe. Nella quiete dei cimiteri londinesi iniziano a essere disponibili appezzamenti rimasti intatti per circa un secolo, davvero suggestivo e la tariffa è interessante. Scriveva su Perfida Albione Lorenzo Ferrara. -Autore di cui non si ha traccia da un pezzo.- Non si sa mai che ti interessi la cosa.

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La triste fine di Ugo a Turnham Green

Inseguito da creditori infuriati, Ugo Foscolo, sul lastrico, per aver sperperato più di un patrimonio, ridotto a una cariatide, malato e senza denti, defunge in una misera camera d’affitto, a Turnham Green, Londra, accudito dall’eroica figlia avuta da Fanny Emerytt Hamilton, nobildonna inglese (le malelingue dicono non fosse sua figlia).
Dopo aver comprato  tre ville e dilapidato patrimoni, compreso l’appannaggio in dote alla presunta figlia, tira i remi in barca e muore in miseria, come un mentecatto (il giorno del suo funerale non ci fu nessuno a seguire il feretro anche se dopo due settimane il necrologio della Literary chronicle recitava: «(…) molti deploravano gli errori della sua vita privata: ora gli errori non sono più, e solo al suo genio noi intendiamo offrire il nostro rispetto.» Meglio tardi che mai, un po’ di rispetto non guasta.

King Charles III in visita a Roma nell’aprile 2025 cita Garibaldi, Mazzini, Marconi nella folta schiera degli illustri ospiti italiani, ma non Ugo Foscolo. Apprezzati, gli italiani di oggi che affollano per lavoro le albioniche contrade sono di altra pasta, son qui a fare business e a dire la loro in fatto di imprese moderne.

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Un successo sorprendente

Ugo Foscolo verrà infatti ricevuto a braccia aperte dal Gotha politico e culturale inglese; nei salotti più esclusivi della capitale come in casa Holland faranno a gara per ospitarlo e qui incontra gente del calibro del primo ministro Castlereagh, il duca di Wellington, nel ritratto, vincitore di Napoleone e lo scrittore Walter Scott, l’unico a detestarlo cordialmente, sbilanciandosi a dire del poeta: “brutto come una scimmia e che se parla sembra un maiale.” Che c’entrasse l’invidia verso il nostro grande poeta? Ma gli Inglesi non condividevano il giudizio, anzi amavano il babbuino italiano, pronto a perdere le staffe per niente, a urlare, sbracciarsi recitando come sul palcoscenico, perché sapeva che tutto gli perdonavano, soprattutto le conquiste femminili. Litiga per lettera anche con Byron, e sfida un giornalista a duello, sparando il suo primo colpo in aria e non sul malcapitato tapino che lo aveva appena mancato. Tutto faceva brodo per alimentare la sua fama di originale e fuori dagli schemi a ogni costo. Perdonano le sue intemperanze gli Inglesi perché italiano e quindi passionale e focoso oltremisura, riconoscendo tuttavia la sua grandezza di poeta.

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Scoiattoli a cena e grande poesia

Dagli scoiattoli fritti o in umido agli esuli italiani ospiti dei britannici, osannati e onorati e non cucinati in padella. Ferrara non trascurava nulla, osservava, frugava negli archivi della storia scoprendo frasi come queste: «Brutto come un babbuino che, quando parla sembra un porco a cui taglino la gola», impietoso giudizio di un collega di penna non condiviso tuttavia da pareri coevi, ma andiamo per ordine scoprendo il soggetto vittima dell’avversione. 

Ci sono anche virtù che rendono onore ai Brits: ospitalità e riconoscimento del merito altrui. Soprattutto nel passato. Il grande Ugo Foscolo, deluso dalle vicende italiane e furioso per il tradimento di Napoleone, sbarca a Londra nel 1816, inseguito da un mandato di arresto del governo austriaco, dai debiti e preceduto dalla fama di grande poeta. A Londra va a vivere a Leicester Square, poi a Soho. In una lettera alla sua amante sposata Quirina Mocenni Magiotti scrive: «da che toccai l’Inghilterra ebbi lieta ogni cosa [… ]. Qui per la prima volta mi sono avveduto ch’io non sono affatto ignoto a’ mortali; e mi veggo accolto come uomo che godesse già da un secolo di bella fama e illibata.» Se vuoi saperne di più:

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c’erano gli scoiattoli rossi?

Lorenzo aveva preso nota di usi e costumi inglesi, abitudini, manie, e preferenze del gran popolo d’oltremanica, le osservazioni riguardavano anche cosa preferivano a tavola: “ (…) La bestiolina, graziosa all’apparenza, rientra fra le cento specie invasive  più dannose al mondo. Si tratta dello scoiattolo grigio che ha scalzato quello fulvo, indigeno. I Brits cosa fanno per contenerlo? Se lo mangiano unendo l’utile al dilettevole. In qualche supermercato lo trovi surgelato in una confezione che contiene cinque scoiattoli. «Vendiamo una dozzina di scoiattoli al giorno», dice David Simpson, direttore del centro commerciale Kingsley Village a Fraddon, in Cornovaglia. Lo riporta il gossip di The Post Internazionale e poi leggi: «Prendo tutti gli scoiattoli che posso. Certi giorni ne ho venduti sessanta, se ne avessi avuti di più li avrei venduti tutti.» David Ridley, proprietario di un negozio di alimentari a Corbridge, spiega la ragione della richiesta: è in ballo anche un certo sentimento patriottico, infatti afferma: «Mangia un grigio e salva un rosso.» Pare che siano buoni fritti, con basso contenuto di grassi e il sapore rammenta quello dell’anatra e dell’agnello.” Insomma li puoi inserire nella tua dieta senza problemi.

Troppi particolari perché sia tutto falso, mi sembra. Per ora non è apparsa nessuna pubblicità sui giornali, si sa che i britannici amano le bestiole. Non tutte, si intende.

Nell’immagine il grigio che ha scalzato il rosso, sgomitando.

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c’erano le chiese che parevano chiese?

A St Luke l’ammasso di cubi, cilindri, parallelepipedi, piramidi sghembe è avvilente, c’è anche il finto campanile che svetta a reggere una campana; il tutto ha la presunzione di ispirare al viandante nuova fede in Dio. Le costruzioni vorrebbero assomigliare a una chiesa. Puoi ingannarti, in effetti, perché quella è proprio una chiesa, non un fienile con annesso magazzino attrezzi. Dall’ammasso di mattoncini rossi non lanciano missili da un bel pezzo; la statua bronzea di un Cristo ben fatto, confinato sotto una tettoia, lo impedisce. Appeso alla croce per i polsi e non per le mani, offre la sua silente desolazione come monito inascoltato. A Saint Luke cantano, suonano, dicono messa e mangiano torte al ribes. La lieta congrega si riunisce periodicamente e conta alcuni affezionati fedeli come Henrietta O’ Bimbo Harley Malone, con la gonna fiorata multicolore e sghemba, il cappellino anch’esso fiorato, come lei, e sghembo come lei. Henrietta va volentieri in chiesa a farsi benedire, a lodare Gesù e a sorbire tè e trangugiare fette di torta al mirtillo facendo poi la siesta per aiutare lo stomaco che borbotta e riflettere sulla Trinità.

Lorenzo Ferrara era solito vedere le comari intasare il cortiletto della chiesa alla domenica mattina. Alla domenica delle Palme ci stava il gigantesco pretonzolo della chiesa con la sottana fino ai piedi, rubizzo e volenteroso. Consegnava tre palme secche, dico tre, agli sparuti presenti che dovevano fare processione.

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Orme di gatto e peli di cane

Ma torniamo ai datori di lavoro londinesi. Trattasi di categoria pittoresca e variegata. Moltissimi si fanno di psicofarmaci e pillole per la pressione e la tiroide, bevono, fumano e dormono anche di giorno, tengono le luci accese, perché possono permetterselo affittando una o due camere a studenti, profughi, a gente in fuga e turisti in transito. La figlia dell’ex impero ha due gemelle che manco si sognano di salutare la moglie di Lorenzo Ferrara, perché, spiega la quasi vegliarda, sono di un’altro livello sociale e considerano le housekeeper di casta inferiore e non meritevoli di saluto. Il marito di una delle figlie, lo svizzero convertito che traffica con le miniere, ogni tanto si sbaglia e saluta, lui, ma fa comunque notare che ci sono peli di cane sul divano e impronte di gatto sul pavimento e anche che il mocio non è stato passato a dovere sul pavimento che risulta pertanto sticky, ovvero appiccicoso.
Ed è proprio lo svizzero che evidentemente ha litigato con miss mondo, alias sua moglie, alta un metro e un tappo, che esige una pulizia da clinica ginevrina coniando anche un’espressione: pulizia simmetrica millimetrica che vuol dire: pulisci alla perfezione, poi lustra, e ripassa ma  poi rimetti a posto gli oggetti al millimetro e poi “usa più  detergente che così si sente l’odore del pulito.” La casa è effettivamente una clinica in cui si accuccia e sbadiglia un meraviglioso Saluki long hair che rilascia peli anche solo se lo guardi.

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No junk mail! Capito?

Non è che ti voglio scoraggiare, Lorenzo Ferrara tornava spesso sull’argomento, a volte ridendoci sopra, a volte no. Nei primi tempi del suo soggiorno accadeva. Se le montagne non si spostano, sei tu che devi andarle a cercare. Aiutava la moglie a cercare lavoro, lui aveva tentato una odissea lavorativa che lo vedeva con farfallino, gilet e grembiulino a far la comparsa di aiuto barman in un locale sciccoso gestito da romani. La cura dei giardini è venuta dopo.  “Il vino è  un fatto di cultura” aveva detto e così l’avevano assunto, ma con scarso successo, perché dopo dieci giorni non sapeva ancora battere uno scontrino e dare il resto. E poi aveva rotto un bicchiere e i flat white e spremute tremavano pericolosamente sul suo vassoio. Ma non è  questo il punto. Per aiutare la moglie aveva scelto il più classico dei metodi. Andare di porta in porta a consegnare un foglietto che diceva: CLOSE TO YOU cleaning ironing housekeeper e gardening…saluti e baci. Facile perché le buche delle lettere sono facilmente raggiungibili, in un certo senso sono democratiche. Ci infili dentro quello che vuoi, devi però stare attento ai denti del cane, che possono raggiungere le tue dita mentre infili nella buca il messaggio. Ma la cosa che più conta è  che è  vietato farlo. Infatti sulla buca c’è  scritto:

NO MENUS  NO LEAFLETS   NO FLYERS   NO SALES PEOPLE   NO CHARITY BAGS  NO JUNK MAIL No junk mail! Ma ti pare?! Eppure sei il benvenuto a casa loro! Questo lo trovi scritto con un Welcome! sugli zerbini. Lorenzo Ferrara si era preparato una frase nel caso che qualcuno lo avesse beccato in flagrante. Chi infila Junk mail è per caso un junk people? Io sarei un junk people secondo te? Polemica a parte. E continuava a ripeterlo.  
Quindi se proprio devi pagare l’affitto o fish and chips col sudore della tua fronte tieni conto che c’è la prima barriera che dice: NO JUNK MAIL! Proprio attaccata alla loro porta. Te lo dicono in faccia gli inglesi, cosa pretendi ancora?

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c’è giardino e giardino

Lorenzo Ferrara amava i giardini, non tanto quelli super curati, piuttosto quelli un poco rustici e approssimativi.
Reportage da un giardino londinese, era fra gli appunti di Lorenzo Ferrara, forse per il suo nuovo libro.: “La clematide armandii è fiorita, si vede che non patisce il freddo, i due glicini promettono bene, dopo sette anni era ora, c’è finalmente una fioritura decente. Peonia e camelia si difendono mentre i rosmarini disseminati ovunque mostrano le ingiurie del gelo. La grande salvia speriamo che si riprenda, mentre le fragole sono sparite del tutto. Al padrone di casa va tutto bene. Dove lo trova uno che gli cura il giardino impedendo che diventi una selva. Si accontenta di quello che il clima inglese permette in quanto a fiori e piante. Quando c’è il sole annuncia “this is Italy”, non troppo convinto. Il giardino adiacente, delimitato da una  staccionata lisa dagli anni, ha visto succedersi periodi di assenza, la famiglia di musulmani di Anisa l’etiope, i notturni creatori di video games che erano stati anche a Miami a spiare le celebrità e dei coloured caraibici con una bicicletta che una sera hanno scassato i timpani fino alle tre con la musica tecno. Il padrone di casa chiede se dobbiamo comprare l’erba e piantare i pomodori ciliegia. Non a febbraio! gli intimo, non imparerà mai. Mi indica la lavanda e pensa che sia la salvia commestibile.  Ti insegno a potare e a piantare, macche’! Manco ci prova, e non provo nemmeno piu’ a contraddirlo, a dirgli cosi non è, a proposito degli scoiattoli grigi che hanno colonizzato anche le toilet londinesi. Rats! Dice, secondo lui gli scoiattolo appartengono alla gran famiglia dei sorci. Ma! Hai mai provato a togliere dalla testa qualcosa a un irlandese? Mai visto scarafaggi da queste parti, in compenso lombrichi grossi come il mignolo. Se guardi dall’altro lato c’è il giardino incolto della casa d’angolo in cui un nugolo di filippini una domenica d’estate ha fatto un interminabile pic nic. 

Sospetto che sia uno di loro che abbia gallo e galline. Ma sì!  a Londra, nella tecno necropoli, ogni mattino senti la gallina avvisare che ha fatto il suo dovere.

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L’accoglienza dei Brits

I Brits prima di darti licenza di mettere radici a casa loro, vogliono essere rassicurati su chi sei, poi ti concedono medicine, musei e trasporti gratis. Un bel regalo devo dire. Ma soprattutto: sei solvibile? Entra pure, allora, un po’ meno se sei un oligarca russo, oggi. Dalle mie parti  non siamo a Mayfair o a Kensington, dove Mclaren, Ferrari e Lamborghini, guidate da arabi col conto in banca chilometrico, strapazzano i timpani, facendo wrooom. Qui è un pittoresco vociare, un salutarsi fragoroso, festeggiando la festa indiana del Diwali o la fine del Ramadan, il Natale non so chi lo festeggi ancora, perché vendono sempre meno pini e addobbi mentre le luminarie del business infiocchettano le vie del centro da fine ottobre. Insomma Shepherd’s bush appare come una Napoli multietnica senza il nostro Dio e priva di sole, quasi sempre. Ai funerali vedi anche passare tiri a due e a quattro con cavalli educati e lustrati, neri come la pece o bianchi. Le pompe funebri abbondano, come i barbieri, offrendo “dignity” e esperienza centenaria. Funerali per tutte le fedi e spedizioni di salme o urne anche nella foresta del Borneo. Professionalità indiscussa, a quanto pare, e ci sono esequie per tutti i riti, fedi e tasche. Il prossimo post sarà meno funebre, parlerò di camere in affitto in cambio di prestazioni particolari.

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